Tre volte a ripetere di non aver paura, lasciare le fobie al mondo, quelle che gli uomini del potere vogliono conculcarci. Non li temete, non abbiate paura degli uomini, anche la zizzania crescerà nelle messi che già biondeggiano. Lasciare la paura, che pur necessaria a far prendere coscienza del pericolo. Lasciare le paure. Abbandonarle per fondare strada facendo (Mt 10,7) nella vita la fede sulla speranza di essere costruttori-cooperatori di giustizia del regno, perché capaci di svincolarsi dai silenzi delle coscienze e dai veli obnubilanti sulla realtà. Condizione e direzione ostinata contraria. Parresia.
Discepoli del controcorrente, discepoli di un maestro che più volte ci ripete avete inteso che fu detto, ma io vi dico. Discepoli che strada facendo si lasciano illuminare dal reale che accade intorno accorgendosi di stare davanti ad un altro, e non lasciandosi rapire da luoghi comuni, né tanto meno da idee di mondi perfetti e protetti.
Troppo facile e troppo “banale” e troppo inutile aggiungere questo mio banale pensiero all’universale coro, che si è alzato contro l’inopportuno clamore e costo, per altro anticipato dalle assicurazioni milionarie, per la ricerca delle vittime del Titan (leggersi titan, non taitan) rispetto al politico malevolo silenzio sulle centinaia di vittime, uomini e donne e bambini, non poveri!, uomini donne e bambini, nel mare Egeo. Sarà gridato sui tetti alla luce della verità.
Il coraggio, e questa la novità, di predicarlo urlandolo sui tetti: ogni essere vivente ha il dono non negoziabile della vita e della dignità. Noi crediamo che ogni uomo e ogni donna e ogni bambino è essere vivente –nefeš chayyah, il soffio vivente soffiato da Dio nelle narici dell’umano-; noi crediamo che ognuno è abitato dal soffio della vita; non possiamo più stare più zitti. Non ci prostriamo agli imperatori di turno, che vogliono essere considerati signori del tempo e della vita degli altri. Già nella “nostra” Roma l’imperatore Domiziano (tra l’80 ed il 95 d.c.) ordinava che ogni suddito si prostrasse alla sua immagine perché lui era dio: “il nostro signore e nostro dio comanda che si faccia quanto segue…”
Spulciando tra le letture ho trovato questa opinione: «Per me la lingua è al centro della lotta contro la colonizzazione della mente, della cultura e del modo di pensare il mondo. Utilizzare una lingua minoritaria è la prima forma di resistenza contro l’egemonia delle lingue cannibali che dominano il mondo. Ma questo non mi basta. Nel mio lavoro poetico, decostruisco anche la mia lingua, il tamajaght, per sfuggire al pensiero preconfezionato e aprire spazi liberi di espressione di fronte al caos attuale che noi Tuareg stiamo vivendo…È un modo di andare oltre i limiti delle parole, delle categorie, delle forme e degli stili consolidati. Cerco di superare i confini e costruire nuovi spazi per pensare, sentire ed esprimere il mondo in modo diverso, sia in letteratura che in pittura»(Hawad su Avvenire). Vangelo contro la paura, bellezza di Gesù che ci ripete non abbiate timore.
«Occorrerà pure che qualcuno ascolti quel grido e intervenga e porti salvezza dalla morte! I credenti lo pensano, lo vorrebbero, lo desiderano fino a gridare a loro volta, ma forse sanno anche loro che è inutile: il cielo è chiuso, Dio tace, l’ingiustizia continua a trionfare. Sì, anche a noi mancano le parole del dolore, della rabbia di fronte a queste immani stragi di migranti. Se non c’è l’uomo non c’è neanche Dio. Troppe sofferenze, troppe morti, troppe discese nell’inferno voluto dagli uomini senza che appaia un segno di speranza.
Nelle acque dell’Egeo ho sentito bestemmiare l’uomo e ho provato la tentazione di bestemmiarlo anch’io». (E. Bianchi su Repubblica)
Non abbiate paura Matteo lo ripeteva in nome di Gesù alle sue comunità orfane già dei loro fondatori, perché uccisi al potere; non li temete gli uomini e le donne del potere, confidate nella capacità di riconoscersi valenti e validi agli occhi del bene. Dio Padre non lascia cadere a terra neanche un passero senza che il senso della sua esistenza sia completo in Dio stesso. La fede ci apre alla speranza che finanche le nostre cadute, finanche il nostro peccato è accolto da Dio. Nulla è lasciato al caso.
Intendiamoci bene, non si tratta e non deve mai trattarsi di fideismo, abbandono della ragione appunto, ma di una fede ragionata che riconosce il valore supremo della vita dell’uomo su tutto e sopratutto. Perché immagine di Dio. Che è Amore (1Gv 4, 8). Non si tratta di volontarismo si tratta di prendersi in mano la vita perché soffio di Dio nell’armonia del cosmo.
XII domenica del tempo ordinario (a)
25.06.2023
Dal Vangelo secondo Matteo 10,26-33
Non li temete dunque, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati;
non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;
chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli»
Parola del Signore.