costrinse

Dopo le parabole -pubbliche e privatamente spiegate-, dopo il pane spezzato e donato alla moltitudine per sfamarla, Gesù costringe i discepoli (quanti? solo i dodici? o tutti quelli che da anni lo seguono?) a salire su una barca, in una sera che entra nella notte, verso un’altra riva, accompagnati solo da un vento contrario rimanendo da soli senza di lui, perché sale sul monte come Mosè a pregare, per vivere la pienezza di relazione con il Padre (forse un evento già oltre la Pasqua, oltre l’Ascensione: un evento che si rinnova per tutti i discepoli da quando lui è salito al Padre (cfr Gv 20,17)).

A sottolineare ulteriormente la difficoltà di questa esperienza costretta, Matteo aggiunge un dato teologico: la barca distava già molte miglia da terra, una lontananza anche geografica dal Signore.

Soli, in pericolo, nella notte intensa e nel mare del male (come gli ebrei lo intendevano), nella paura gridata, dentro alle contrarietà, lui viene. Con calma, cammina da Signore del creato sulle acque (evocando l’aleggiare dello Spirito sulle acque primordiali), non ha fretta di soccorrere e di manifestarsi, anzi lo pensano un fantasma. Dio sparito ai suoi nella carne umana, salito al Padre, troppe volte l’abbiamo ridotto ad un fantasma, lo crediamo un fantasma. Lo rendiamo nelle nostre prassi rituali e celebrative un fantasma.

La fede piccola e poca, molte volte resa indifferente al riconoscimento della presenza, della vicinanza del Dio-con-noi, l’Emmanuele, ora nella contrarietà si fa domanda: Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque. Pietro vacilla nella fede e nell’amore, non riconosce il Signore. Non riconosce la relazione. Quante volte lo ha fatto, quante volte lo farà. Sembra che lo riconosca solo nelle spettacolarizzazioni, nelle “trasfigurazioni”, nei miracoli grandiosi.

Il Signore accoglierà la sfida e dirà a Pietro: vieni. E questo ultimo, uomo di mare ed esperto nuotatore (addirittura Giovanni nel suo vangelo ci racconta che riuscì a nuotare velocemente nonostante fosse vestito) messo alla prova, su un amore che vincerebbe la morte, annega.

Perdere lo sguardo su Gesù. Annegare. Perdere la fede in Gesù. Annegare. Perdere l’intimità con Gesù. Annegare. Perdere Gesù. Annegare. “A nessun uomo, per quanto grande, affiderò la mia vita e la mia speranza ultima” scriveva Paolo VI.
 
Allora il grido si fa forte, nel dolore, nella sofferenza, nella paura: Signore salvami. Quale migliore prova per Pietro -uomo di poco e piccola fede- urlare per incontrare la salvezza. Dimentico dei suoi tradimenti, ancora una volta urla e trova il Signore che non abbandona mai i suoi figli come dice il Salmista “Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce della mia supplica. Nel giorno dell’angoscia alzo a te il mio grido e tu mi esaudirai.”  (86,5-7).

Allora mi chiedo: c’è sempre da attendere un dramma per accorgersi che il Signore è presente o posso nell’amore vissuto rendere presente il Signore e la gioia?

Costretti ad attraversare il vento forte e contrario (l’egoismo) per trovare la mano tesa della bellezza che salva: amare amando senza misura. Costretti ad amare.


XIX domenica del tempo ordinario (a)
13.08.2023

Dal Vangelo secondo Matteo 14,22-33
 
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Parola del Signore.