non posso fare delle mie cose come voglio?

Ma io non posso fare delle mie cose come voglio?: no, non puoi. No, non puoi Dio Padre e Signore Figlio, non puoi finché non me lo insegni.

Non puoi essere così misericordioso finché non mi insegni ad accogliere tutti, quelli che nessuno prende. Non puoi Signore fare quello che vuoi se non accetti di trasfigurare la mia fede nella fede di chi vive il quotidiano come capacità monitiva di conversione: dal nessuno ci ha presi all’ andate anche voi nella mia vigna.

Capacità di cambiamento di paradigma: nessuno prende e tu sì. 

Tu non togli ai priminon avevate concordato con me, invece dai secondo il tuo cuore che parla con chi veramente ascolta il tuo cuore. Qualcosa che ha a che fare con l’incommensurabile amore e non ha nulla a che fare con la giustizia, misurata e calibrata tra il lecito ed il non lecito (quest’ultimo sempre punibile dai capi). Invece tu prendi gli ultimi, quelli chenessuno chiamache sono stati lì tutto il giorno senza far niente e nessuno li ha presi e li rendi come i primi.

Questo non funziona. Questo fa dannare (diabolico) i primi che vogliono onore, gloria, onorificenze, e se anche si accordano (mettono i cuori sulla stessa corda, sulla stessa tensione) di fatto cercano un tornaconto.

Questo come vedi Signore indispettisce e fa indignare chi pensa di poter accampare i meriti della tua padronalità, come il figlio maggiore della parabola lucana che non capisce che “tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo” (Lc 15,31).

Il perdono tarda ad arrivare e come Pietro, che più volte in queste ultime settimane si è interrogato, non riusciamo a capire che invece il perdono è la prassi per vivere la comunione dell’unica famiglia umana (s. Paolo VI). Il perdono innanzitutto di se stesso, quando si è convinti di meritare il merito, di meritare oltre il concordato, facendo della pratica religiosa, riducendo la pratica religiosa, a ipocrisia del secondo fine.

Mentre la fede in Cristo Signore chiede la passione per l’uomo sacrificando (cioè uccidendolo sull’altare) il proprio merito trasfigurandolo in condivisione perché gli altri, che nessuno ha presi, possano essere evidentemente l’unico fine del lavorare nella vigna del padrone. 

Andare presto nella vigna per fare l’unica esperienza che valga la vita: essere il cuore pensante (E. Hillesum) della bontà di Dio. Tu sei invidioso perché io sono buono? No non sono più invidioso perché ho visto la tua gloria: l’uomo vivente (s. Ireneo di Lione) accolto nelle sue ore della vita, senza se e senza ma, e voglio stargli accanto. 

Nessuno ci ha presi e il discepolo amato li cerca.




XXV domenica del tempo ordinario (a)
24.09.2023

Dal Vangelo secondo Matteo 20,1-16
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

Parola del Signore.