figlio oggi va’ a lavorare nella vigna

Un uomo, due figli, una vigna, scelte di condivisione e no, volontà attese e disattese, ripensamenti, andate. Ladri e prostitute che stanno passando avanti nel regno, perché credono, perché invece hanno creduto ad una predicazione.
Una parabola intensa in pochi versetti la sintesi dell’offerta divina alla umanizzazione dell’uomo: figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna la richiesta (evocativa del dono fatto ad Adamo ed Eva, dell’uscita di Abramo -lech lechà (Gn 12,1)-, delle vocazioni profetiche a Amos, Isaia, Geremia) di custodire il creato –la vigna- e chi lo abita -il popolo di Israele, l’umanità-.
Oggi, ancora a me a te, figli dell’amore smisurato di Dio, è richiesto di andare. Come rispondiamo? No, non voglio, o sì signore? Due risposte per una sola volontà ambigua e ferita. Il mio cuore troppe volte non sa scegliere.
Dico no, non voglio, non ne ho voglia, non ci sto, non vado, e comincio ad allontanarmi dal bene primo dell’essere uomo: la relazione con gli altri che abitano la vigna. Detto altrimenti inizio oggi a peccare. Oppure dico signore, più facile, meno conflittuale, meno responsabile, meno dialettico, più immediato, più tranchant paradossalmente: dico ed evito ogni problema, tanto poi… ma poi. Ma poi la coscienza, che è l’unico immanente giudice di se stessi, se ri-torno ad ascoltarla, se vado dentro al mio intimo, se ri-entro in me stesso come il figlio minore della parabola lucana (cfr 15,17-20), se ri-fletto, ri-considero, ri-penso, ri-vado al primo senso dell’essere uomo tra gli uomini, allora posso cambiare e ri-cominciare ad andare verso la vigna, verso il padre, verso il lavorare che unico mi spetta: amare il prossimo come me stesso.
Conversione antropologia. Scoprirmi uomo tra gli uomini.
Il padre, nella sua infinita eterna pazienza, sa attendermi in questa conversione, anzi mi mette a modello di verità chi davvero non può nascondere il proprio peccato: ladri e prostitute, che sapendosi, conoscendosi bisognosi di perdono -che è pienezza dell’amare- sanno ascoltare le parole di giustizia che li considera figli, aldilà di ogni privilegio e maschera.
Il secondo figlio, quella parte di me troppo pubblica ed istituzionale che chiamerei “l’io esterno”, che facilmente dice (io) signore vado e poi non vado, che facilmente ha sulla bocca le parole della fede, ma nel cuore ha l’infedeltà; che nel cuore ha l’abisso dell’odio e ha la lontananza dalla vigna-umanità e dal padre. Quanti cavalier serventi applauditi per il successo di un carrierismo e invece quanto distanti dal comprendere la vita come servizio d’amore che abita la casa del padre, come ben descrive sempre Luca il figlio maggiore.
Il padre, il Signore, Gesù Cristo, ancora oggi mi ordina va’ a lavorare nella vigna, cosa rispondo? Lui attende che i ladri, le prostituite, i peccatori manifesti mi passino avanti e davanti e che umilino il mio egoismo, allora potrò comprendere cosa significa lavorare: perdonarmi, perdonare, percorrere sentieri che portino verso la vigna.
Abbandonando l’egoismo, avendo l’unica volontà di stare nella vita come figlio che riconosce gli altri fratelli e sorelle che abitano la pazienza di Dio, sarò capace di andare verso la vera vigna: la libertà di Dio donata perché io sia umano.


XXVI domenica del tempo ordinario (a)
01.10.2023

s. teresa di gesù bambino (lisieux)

Dal Vangelo secondo Matteo 21,28-32
 
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Parola del Signore.