Dico no, non voglio, non ne ho voglia, non ci sto, non vado, e comincio ad allontanarmi dal bene primo dell’essere uomo: la relazione con gli altri che abitano la vigna. Detto altrimenti inizio oggi a peccare. Oppure dico sì signore, più facile, meno conflittuale, meno responsabile, meno dialettico, più immediato, più tranchant paradossalmente: dico sì ed evito ogni problema, tanto poi… ma poi. Ma poi la coscienza, che è l’unico immanente giudice di se stessi, se ri-torno ad ascoltarla, se vado dentro al mio intimo, se ri-entro in me stesso come il figlio minore della parabola lucana (cfr 15,17-20), se ri-fletto, ri-considero, ri-penso, ri-vado al primo senso dell’essere uomo tra gli uomini, allora posso cambiare e ri-cominciare ad andare verso la vigna, verso il padre, verso il lavorare che unico mi spetta: amare il prossimo come me stesso.
Conversione antropologia. Scoprirmi uomo tra gli uomini.
XXVI domenica del tempo ordinario (a)
01.10.2023
s. teresa di gesù bambino (lisieux)
Dal Vangelo secondo Matteo 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Parola del Signore.