Parabola di pienezza. Parabola di ingiusta giustizia. Parabola di totalità. Tutti quelli che troverete ora ai crocicchi delle strade sono chiamati per partecipare alla gioia delle nozze, cattivi e buoni. Quelli siamo noi. Ora, con tutti i nostri peccati da cattivi e con tutte le nostre virtù da buoni. Ma quanto ci è difficile capire quanta chiamata alle armi della gioia. Preferiamo sempre l’indifferenza, la non curanza, l’egoismo, il menefreghismo, l’economia aggressiva e iniqua, la non condivisione, la guerra. Chiamati alla gioia per essere nuziali, generativi, fecondi, fertili, amanti rifiutiamo per distruggerci, per dar alle fiamme la nostra città. Lo facciamo da soli e colpevolizziamo Dio. Sicuramente Matteo aveva davanti agli occhi la distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera di Tito e dev’essere stato facile per lui leggere, con occhi umani, un segno di punizione divina contro chi aveva processato l’autore della vita. Dov’eri Dio? La gioia che è pronta non riusciva in nessun modo ad essere segno costitutivo dei capi dei sacerdoti e dei farisei. La gioia è ostile(?!). Si sono distrutti, si sono incendiati (ci incendiamo) perché non può essere vero che Dio perdona le donne, tocca i bambini e i lebbrosi, pranza con pubblicani e prostitute, guarisce ogni sorta di malattia, vive in città pagane, da la stessa paga a lavoratori e sfaticati, dona frutti a chi non coltiva terra. Escludiamo per selezionare popoli e Stati sovranisti, distruggiamo chi non è come noi, tirando in ballo un’ “inventato” politico e tiranno dio con noi, un non emma nu el, un gott mitt uns, un generico allah che punisca il diverso e che con le mie mani insanguinate e sanguinanti lo uccida. La gioia non appartiene ai distruttori. Invece il punto omega (T. de Chardin) dell’universo abita il capovolto Dio, la visione mistica sull’uomo e su Dio è la sala piena con tutti. Il punto c omega che capovolge la distruzione è il Dio di Gesù, che abita l’altrimenti della ingiusta giustizia. Abita tutti quelli che troverete in ogni ambito di vita e di incertezza, di luoghi trafficati dal logorio della vita –crocicchi– e offre una festa, “la” festa. Che è già pronta, tutta e per tutti. Allora può ancora succedere, perché non c’è mai limite al peggio, che faccia finta di niente mi adegua a dei costumi e delle abitudini e che vada alla festa senza abito nuziale, frequento i luoghi della vita senza la carità. Entro nella sala della fertilità pur essendo sterile di amore e di gioia. Voglio solo mangiare per riempire la pancia dei miei bisogni e non spezzare pane con altri (prego anche più volte al giorno, ma gli altri se ne stiano a casa loro, non si possono permettere di disturbare la mia ipocrisia). Ancora una volta non funziona, la morte che mi procuro con l’indifferenza non accoglie il dono che Gesù nell’ultima cena ha dato ai suoi la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv15,11). Voglio essere gettato fuori nelle tenebre o voglio stare dentro alla pienezza della luce di tutti e per tutti? Mi spoglio nudo come Francesco d’Assisi e sarò vestito di luce feconda…troverò tutti, troverò l’uomo umanizzato.
XXVIII domenica del tempo ordinario (a)
s. teresa d’avila
15.10.2023
Dal Vangelo secondo Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Parola del Signore.