la moneta del tributo

I capi condannano in forza di una legge che vieta e censura, mentre, con la loro ipocrisia, si lasciano addomesticare da un idolo falso. Mettiti bene davanti l’immagine di Cesare e comprendi che restituire a questo dio significa riconoscere ciò che serve alla convivenza civica e comprenderne il limite funzionale. Anche se equo, anzi proprio perché equo, non ridurre la questione ad una diatriba tributaria è lecito, o no, pagare il tributo? L’uomo è di più che il suo essere cittadino (peggio suddito), l’uomo non è l’immagine di Cesare, l’uomo è l’immagine di Dio, questa va restituita, va ritornata, va riconosciuta, va riportata alla sua primigenia e perenne origine, va riconsegnata alla dignità. L’uomo non ha bisogno di essere raffigurato, va concretamente amato nella sua infinita immagine: la diversità. 




XXIX domenica del tempo ordinario (a)
22.10.2023

Dal Vangelo secondo Matteo 22,1-14
 
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Parola del Signore.