questa immagine e l’iscrizione di chi sono?

Quale immagine e quale iscrizione si è consolidata nei secoli sulle monete? Il potere si autocelebra mettendoci davanti la sua continua immagine. L’idolo. Ad un comandamento mosaico (condiviso da tutte le religioni abramitiche monoteiste) “non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso” (Es 20,4-5) tutti contravveniamo: di fatto pecchiamo. Che strano… Tutti portiamo in tasca il “santino” devozionale per eccellenza: il danaro che porta l’immagine di Cesare. Gesù non risponde alla domanda trabocchetto –perché volete mettermi alla prova?- ed ipocrita con un sì od un no, ma smaschera la maschera (ipocrita) del perbenismo e della teatralità religiosa. I capi condannano in forza di una legge che vieta e censura, mentre, con la loro ipocrisia, si lasciano addomesticare da un idolo falso. Mettiti bene davanti l’immagine di Cesare e comprendi che restituire a questo dio significa riconoscere ciò che serve alla convivenza civica e comprenderne il limite funzionale. Anche se equo, anzi proprio perché equo, non ridurre la questione ad una diatriba tributaria è lecito, o no, pagare il tributo? L’uomo è di più che il suo essere cittadino (peggio suddito), l’uomo non è l’immagine di Cesare, l’uomo è l’immagine di Dio, questa va restituita, va ritornata, va riconosciuta, va riportata alla sua primigenia e perenne origine, va riconsegnata alla dignità. L’uomo non ha bisogno di essere raffigurato, va concretamente amato nella sua infinita immagine: la diversità. La diversità che la fantasia di Dio ha consegnato nelle mani di Adamo ed Eva: “a tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà” (d. Sturzo). Gesù chiede (testimonia) che sia “riconsegnato l’uomo a Dio” (Tertulliano), che venga valorizzato, che ritrovi il valore incommensurabile della luce di misericordia e perdono che ogni uomo porta in sé. L’uomo riconsegnato a Dio perché sia ciò che è: libertà e fortezza d’amore. Cesare non lo vuole, Ponzio Pilato non lo vuole, quest’ultimo mostrerà al mondo la vulnerabilità e la fragilità dell’uomo ecco l’uomo (Gv 19,5) malmenato dal potere e ridotto ad un verme sanguinante (Isaia), manifestando di fatto la devastante “nonumana” intolleranza del dio Cesare. Gesù continuerà a dirti restituiscimi al Padre. Portami dentro a te stesso, portami dentro al regno dei cieli. Riconsegnami alla immagine della buona notizia: ogni uomo vedrà la salvezza (Lc 3,6), ogni uomo, per interesse di un altro uomo, per la passione di un altro uomo, potrà vedere ed essere la salvezza, affrancato e liberato dal tutti i Ponzio Pilato che sempre nella storia e, ancora oggi, vogliono annientarti con il demoniaco potere del denaro e che questo, sempre demoniacamente, ti crocifigge. Crocifiggendo i tuoi sogni vuole dirsi dio. Ed è guerra. “Il primo passo decisivo verso il dominio totale è l’uccisione del soggetto di diritto che è nell’uomo” (H. Arendt). E lotto. Ma dunque non ci sto. Scriveva Edith Stein in una lettera di condanna al nazismo: sono stati strappati alla tranquilla ovvietà dell’esistenza e costretti a riflettere su se stessi, sulla loro natura e sul loro destino. Dunque cosa ritornerò oggi a Dio



XXIX domenica del tempo ordinario (a)
22.10.2023

Dal Vangelo secondo Matteo 22,1-14
 
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Parola del Signore.