Seconda domenica di avvento ed il vangelo ci parla di Inizio. Sempre commovente, affascinante e mistica questa parola: inizio. Qualcosa che ha a che fare con il principio, con l’apprestarsi di ogni realtà, con l’incipit di ogni azione, di ogni concepimento, di ogni ripresa dopo un’interruzione. E questo è l’inizio di buone notizie –euanghellion– che si struttura, si incarna in un uomo -Gesù- che è il Figlio di Dio. “Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.” (Anselmo d’Aosta) Inizio di un tempo nuovo in cui l’orologio della quotidianità segna l’incontro con la straordinarietà dello scoprirsi umani. Nel chiaroscuro delle personali storie. Inizio di una storia di carne lacerata e sanata, di un racconto di vita concreto ed irrazionale, di un evento di relazioni itineranti e dimoranti: insomma è l’inizio del cammino dell’esistenza umana. Inizio di un divino modo di sostenere l’esistenza umana che vive nel tempo l’affanno del peccato e la quiete della grazia. Una sincronia di opposti: questa è la bella, buona, universale notizia. “E misurando stanchezze e vuoti Gesù non si abbandona a sterili disamine. A … gente stanca e sfinita non fa discorsi moralistici, non discetta sulle cause di quella spossatezza e soprattutto non recrimina, non fa neppure un discorso su Dio ma glielo pone di fronte. Non gli dice come è Dio in sé, ma manifesta come agisce nei confronti di ogni essere umano. E così narra loro di un Dio che come un’aquila insegna l’arte del volo ai suoi piccoli. Immagine stupenda quella di un Dio che ti porta sulle sue ali finché tu un bel giorno non prenderai il volo. E anche quando deciderai di spiccarlo, proprio come un’aquila ti resta accanto perché tu possa trovare riposo e riparo.” (A. Savone) Gesù è venuto, viene in un nuovo inizio, verrà per dipanare l’intricata matassa di questa umana conflittualità, rendendo il filo del senso della vita materia possibile per nuove tessiture. Trame ed orditi di rinnovate relazioni in cui, nonostante il nodo sciolto dall’infedeltà umana, l’azione divina diviene l’instancabile l’ostinata la perenne epifania della pazienza che sapientemente sa riannodare l’impossibile. Inizio di un calendario nuovo, di un’agenda nuova per l’avvento ed il natale: mentre la brutta bestia virale ci costringe a ridisegnare i vecchi modelli consumistici e mascherati (babbo natale? mascherarsi per donare qualcosa ai bambini, come se avessimo vergogna di mostrare il nostro volto sorridente che offre la gioia di una condivisione?), la speranza di una vita inclusa in un creato, che vuole essere davvero l’ambiente divino, ci spinge a programmare solo intensità di rapporti umani e con il creato appunto. Inizio di un natale, forse, di conversione, in cui raddrizziamo vie e abbassiamo colli (cfr Isaia prima lettura), cioè eliminiamo ogni ostacolo, ogni barriera, ogni dogana, ogni muro pur di imparare a dialogare con la diversità. Adesso è l’inizio per chi desidera vivere l’incontro con il vangelo. Diversità di sguardo sul mondo. “Voi non siete del mondo ma nel mondo” ci dice Gesù (cfr Giovanni) invitandoci a guardarlo con il suo sguardo di novità pasquale. È l’inizio di un luogo esperienziale, il mondo, in cui (è possibile realisticamente) apprendere la difficile arte dell’amare attraverso chi nella carne l’ha fatto: Gesù il Cristo è l’amante amorevole. È il vangelo. Inizio di un annuncio, credibile attraverso la nostra testimonianza, che il Dio di Gesù muore in croce per tutta l’umanità, senza condanna per chi non crede e manifestazione piena di condivisione con tutti. Ci dirà il pagano centurione sotto la croce: davvero quest’uomo era Figlio di Dio (Mc 15,39). Lo stile di Cristo riqualifica, con perenne inizio, costante e costantemente, il nostro modo di essere umani. Inizio. Io inizio.
II domenica di avvento (b)
10.12.2023
Dal Vangelo secondo Marco 1,1-8
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Parola del Signore.
