La gioia si è fatta bellezza di vita incarnata. La gloria a Dio si è fatta bellezza in un bambino nato. “Il bello indica il vero che è entrato in rapporto con i sensi dell’uomo, anzi è il vero in dialogo con i sensi umani, esterni e interni” (A. Cencini). Che bello. Dio entra con la bellezza della gloria dell’incarnazione in rapporto vero con i sensi umani. Che bello, che gioia grande ogni anno lo stesso vangelo per questa unica notte: stesso e ripetuto vangelo per un’unica ed irrepetibile notte. Unica ogni anno, per il sempre dell’umana vicenda. Una grande gioia. Una, unica, piena, completa. Una, divina ed umana insieme: angeli e pastori insieme, cielo e terra, luce e tenebra, gloria e limite. La gioia grandedella sintesi dell’umana vicenda. Ed è gloria perché è nato per noi l’uomo vero che dà senso alla vita dell’uomo sulla terra e per l’oltre della terra. Dio nella sua perfezione assoluta ha scelto e sceglie la umana imperfezione, la umana fallosità per con-vivere la maestosità del cielo. Senso del vivere. Per “nascere di nuovo…quante volte abbiamo pensato di poter ricominciare tutto da capo, non ricommettere gli stessi errori, fare scelte diverse, riavvolgere il nastro della nostra vita e riscriverla…ebbene rinascere nella carne di Cristo è possibile: questo è il vangelo di Natale” (Clarisse, Roma). Misericordia pura. Pienezza di gioia e di grazia. Realizzazione piena del suo progetto di convivenza: incarnarsi, farsi carne umana per essere esperienza tangibile di pienezza d’amore. “La vita richiede per la sua realizzazione non la perfezione, ma la pienezza” (Jung). Pienezza che si fa gioia grande, in Gesù-bambino-Dio ci è dato un Figlio-Dio perché ogni persona umana possa prendersi cura del fragile Dio. Pienezza d’amore, in Gesù-bambino-Dio ci è data la possibilità di liberazione del nostro avido cuore affinché si sveli, alla nostra personale coscienza, la verità dell’amore: cura dell’altro, per l’altro, nell’altro. La gioia si è attendata (cfr prologo Gv) ha preso dimora tra noi per sempre, la gioia ha preso possesso del senso della vita: curare per essere. Curare Gesù-bambino-Dio in ogni indifeso, per ogni ferito nella dignità di uomo. Non c’era posto per loro e nonostante Dio nacque/nasce in una mangiatoia, perché scartato, per essere dignità dell’umanità. “Il mondo esiste per tutti, perché tutti noi esseri umani nasciamo su questa terra con la stessa dignità” (p. Francesco FT 118). Non c’era posto per loro, notiamo il “loro” che Luca sapientemente ci “sbatte in faccia”: Maria e Giuseppe partecipano già con l’austero ed umiliante silenzio (il silenzio egli innocenti!) all’esclusione di Dio. E tuttavia proprio in Dio, attraverso Gesù Figlio dell’uomo e Figlio di Dio, (con)vive la gloria dello scarto, si umiliò (Fil 2), per con-vincere l’uomo all’amore inclusivo.Insomma o il Vangelo è con tutta la sua incarnazione o non è Vangelo: sarà altro anche importante, ma il Vangelo e il suo darsi primigenio nel nesso di fede e cultura e storia e mondo non può essere messo da parte. Se ne convince maria che fascia ed allatta Dio, se ne convince Giuseppe che si prende cura e provvede ad una famiglia di cui Dio ne è il Figlio, se ne convincono i pastori che nella notte tralasciano la veglia al gregge per accorgersi dell’inaudito Dio per loro: gli esclusi appunto, tutti. “Nella nostra creazione, Dio ha posto una domanda e nel nostro vivere veramente Dio risponde alla domanda. ” (T. Merton). Vivendo incarnati nella nostra storia, senza escludere l’altro da me trovo la risposta di Dio a me: sono venuto perché abbiate la vita…e la vostra gioia sia piena (cfr Gv), sono venuto nel tempio che è la tua vita, sono venuto nella storia che è la tua storia, sono venuto nel tempo che è il tuo tempo, sono venuto nella casa che è la tua casa. Insomma accogliendo la vita in ogni sua declinazione e situazione, accogliamo la gioia. Una grande gioia.
natale del signore
messa della notte
25.12.2023
Dal Vangelo secondo Luca 2,1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Parola del Signore.