Dopo la condivisione per cinquemila uomini di cinque pani d’orzo e due pesci, dopo tante disquisizioni e “distillati di alambicchi teologici” (p. Francesco), dopo minuzie e quisquilie, Gesù arriva alla verità tutta della fede. Lui è il pane. Lui è il pane vivo. Paneche fermenta amore, che moltiplica condivisione, con tutta l’umanità. Per chi vuole credere. Pane che mangiato alimenta solo sentimenti di umiltà. Per chi ha fede. Pane che nutre sguardi di compassione con chi sta davanti, di fianco, dietro me. Per chi è divenuto discepolo. Pane che sazia la brama di cupidigia trasformandola in servizio al povero. Per chi si converte. Pane che non è apprezzabile anzi è indigesto per chi non vuole fare i conti con il proprio egoismo. Pane che non è panacea ad ogni malvagità, ma che diviene vita vissuta per chi riconosce questa briciola mio Signore e mio Dio. Non siamo nell’ambito di dissertazioni religiose i Giudei -che non identificano mai un’etnia ma un modo culturale di rifiuto apriorista-; non siamo nell’ambito di valutazioni positiviste e scientifiche di laboratorio che necessita di prove di falsificabilità (K. Popper): siamo nella verità di se stessi. Siamo nell’ambito della ricerca di senso. Sfamandomi di questo pane nutro i sentimenti che furono di Cristo Gesù (cfr Fil 2). Pane di senso. Pane di vita. Pane vivo che stimola la vita al compimento di sé. Inizio di un viaggio santo in cui si va alla ricerca di sé. Abram vai a te stesso(Gen 12,1), incomincia ogni volta che fi fa comunione al corpo di Cristo il viaggio significativo della conversione. Metamorfosi dalla carnalità alla umanizzazione. Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore. (Sal 84,6) “È, questa, una rappresentazione della felicità di quanti – come i sacerdoti del tempio – hanno una residenza fissa nella Casa di Dio, godendone l’intimità e la pace. Tutto l’essere del credente è, infatti, proteso verso il Signore, spinto da un desiderio quasi fisico e istintivo: «L’anima mia languisce e brama gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente» … Il pellegrino esprime la sua grande felicità di stare qualche tempo negli atri della casa di Dio e oppone questa felicità spirituale all’illusione idolatrica, che spinge verso le «le tende degli empi», cioè i templi infami dell’ingiustizia e della perversione. Solo nel santuario del Dio vivente c’è la luce, la vita, la gioia ed è «beato chi confida» nel Signore, scegliendo la strada della rettitudine. L’immagine del cammino ci porta al centro del Salmo ove si svolge un altro e più significativo pellegrinaggio. Se è beato chi abita nel tempio in modo stabile, anche più beato è chi decide di intraprendere un viaggio di fede verso Gerusalemme” (Giovanni Paolo II. 28.08.2002). Gerusalemme diverrà la città abitata dal cuore nutrito di Cristo, il cuore di colui/colei che si lasceranno trasformare in pane vivo e saranno salvati saziati dall’amore (S. Agostino). Come mi pongo iniziando il santo viaggio verso me stesso, come mi pongo quando mi metto in fila per comunicarmi con il pane vivo? Cerco un anonimato o rimango protagonista? Mi abbasso alla grandezza della misericordia o cerco la gloria dell’essere cristiano?. Imparo ad imparare che Gesù ha sfamato e saziato la folla, indistinta, poliedrica, composta da uomini, donne, bambini, anziani, sani, malati, credenti e pagani (era in Galilea terra pagana!), ignari e consapevoli? Questi sentimenti di Cristo, Signore della misericordia, abitano e percorrono il mio santo viaggio verso il pane vivo che anche oggi, ancora oggi, lui stesso mi donerà per le mani di uomo come me?
XX domenica del tempo ordinario (b)
18.08.2024
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Parola del Signore