finché non avesse pagato

Alle prese con l’imbarazzante dismisura del perdono. 
Disequilibrio di giustizia. Misura falsa. Eccesso di pace. 
Diseconomia produttiva, ma disarmata e disarmante (p. Leone XIV) Fallimento generativo. Il re lascia che un suo servo si indebiti (gli dà credito) per diecimila talenti (quasi 22 miliardi di euro), ma ad un tempo verrà convocato per regolare i conti: il tempo della grazia in cui miliardi di peccati vengono condonati. Il re continua a dare credito: ama senza misura. Settanta volte sette (il tempo di una vita). Anche l’impossibile debitore ha un piccolo debitore: il suo cuore non è economico -non amministra una casa dove abitano il tutto dei figli e tutti i figli- vuole la restituzione immediata, nessuna mediazione di salvezza. I miliardi di peccati (non) saranno perdonati per l’assenza di misericordia. Paradosso della fede: la misericordia dimora nella carne del Figlio dell’uomo. Conti regolati dall’amore ricostituente.

giovedì XIX del tempo ordinario
14.08.2025
(mattino)

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 18,21-19,1

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.