«Madre, tu sei ogni donna che ama; madre, tu sei ogni madre che piange un figlio ucciso, un figlio tradito. Questi figli mai finiti di uccidere» (D. M. Turoldo). Il pianto di Gesù, così umano, così materno (come sua Madre) così filiale, così infantile: sul male; sulla perversione della legge dei padri; sul tempio che chiude le porte per proteggere Dio e non le spalanca alla libera scelta dell’uomo; sulla città della pace (Jerushalem) resa tribunale di ingiustizia e di lapidazione. Portare alla pace “e-ducando” passo passo l’accoglienza della diversità dell’altro, fino al suo rifiuto di Dio per essere amato da Dio. Visitato perché malato, sanato perché desiderato.
giovedì XXXIII del tempo ordinario
20.11.2025
Dal Vangelo secondo Luca Lc 19,41-44
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».