L’angelo irrompe nell’intimo di Maria. “Dobbiamo essere pronti a farci interrompere da Dio” così si esprimeva Dietrich Bonhoeffer e così, per me, la prontezza di Maria a farsi interrompere è vertigine di concretezza. Una ragazza, la più bella -Miriam-, nella sua adolescenza sa farsi interrompere nei suoi progetti. Nel suo futuro. Nei suoi amori. Una ragazza nel pieno della sua adolescenza sa offrire uno spazio -lo spazio-, sé stessa all’invisibile, ma non-impossibile, Dio. Lei sa dare un senso a parole udite dentro che la interrompono nei suoi propositi, sa dare un senso alla voce del messaggero grande (arcangelo) Gabriele: “completa la tua gioia, sovrabbondante di grazia”, perché sei capace di donare te stessa a Dio. Lei dono al Dio che si dona. Lei grazia a Dio. La grazia è l’amore che sempre anticipa, kekaritomene sovrabbondante-di-grazia è il nuovo nome che il padre dona a Maria. Come in ogni vocazione biblica dio, padre e figlio, cambia nome a chi si fida della sua voce (Abram Abramo, Sarai Sara, Giacobbe Israele, mia sposa e mio popolo (cfr Osea), Simone Pietro…) così Maria realizza la vocazione nuova: piena-di-grazia dice della completezza di Dio nella carne di una donna. Vocazione universale alla santità. E così Maria-piena-di-grazia nella sua vocazione eterna, da sempre e per sempre, subito ridona a dio la grazia che dio ha già trovato in lei. Anche questo è vertigine: lei fa la grazia a Dio di sé stessa. Anticipa in sé stessa tutti i “sì” del mondo. Sovrabbondante-di-grazia attraverso il sì pieno, certo, fedele eppure non preservata, non privata dell’umano dolore, dell’umano soffrire, dell’umano pellegrinare nella fede e nel dubbio. Santità incarnata. Concretezza di vita realizzata. Verità di sé stessa negl’incongruenti dubbi e nelle incongruenti vicende esistenziali: “non conosco uomo”, la grotta/mangiatoia a Betlemme, “una spada trafiggerà la tua anima”, la fuga in Egitto, “tuo padre ed io ti cercavamo”, “chi è mia madre…?”. Verità di sé stessa condizionata attraverso la permanente verginità, cioè capace di essere sempre pronta a farsi interrompere. Novità di vita sempre. Ecco che l’angelo entra da lei. Pur nello sconcerto non temere, si lascia interrompere. È ed ha la pienezza della gioia. Se allora ad un’adolescente è stato non-impossibile, allora è non-impossibile anche per me, per te, amica ed amico, per noi adolescenti nella fede, imparare a fidarci di chiamate che, nel quotidiano, ci interrompono. L’irruzione di Dio che mi chiama a (dis)trarmi dalle faccende private per trarmi in faccende di grazia, faccende di condivisione, sembra non-impossibile anche per me, per te. Sempre. E accade che l’egoismo, ventre gravido di indifferenza, è distrutto. Verginità rinnovata. Aborto di egoismo, gravidanza di umanizzazione. “Che l’Amore è tutto/è tutto ciò che sappiamo dell’Amore” (E. Dickinson). Maria-sovrabbondante-di-grazia ci indica questa non-impossibilità. Ci educa al sì, che sempre converte. Ci guida per cammini non-impossibili in cui le interruzioni per i lavori in corso (crisi) divengono il luogo di incontro con l’irruente Dio, che entra nella carne di ogni personale storia. Lasciamoci entrare. Nuovo umanesimo sarà. “Vi sono giorni in cui santi e patroni non bastano più…/Bisogna prendere allora il coraggio a due mani/e volgersi direttamente a Colei che è al di sopra di tutto. /Essere arditi…/Sempre qualcosa manca alle creature,/e non soltanto di non essere Creatore./Alle carnali, sappiamo, manca d’esser pure; alle pure, dobbiamo saperlo, d’esser carnali./Una sola è pura pur essendo carnale; una sola è carnale pur essendo pura./Ecco perché la Vergine non è solo/la più grande benedizione discesa su tutto il creato;/non solamente la prima fra tutte le donne/ “benedetta fra tutte le donne”;/non solamente la prima fra tutte le creature;/ma l’unica, l’infinitamente unica/infinitamente rara creatura.” (C. Pèguy). Gioiosa santità.
immacolata concezione della beata vergine maria
solennità
08.12.2025
Dal Vangelo secondo Luca Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore