Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio

Buona domenica Amiche e Amici, mentre sono in viaggio verso il Sud Italia, comincio a pregare l’omelia: mi guardo intorno fuori piove, il treno fermo per problemi tecnici e accumula ritardo, le persone intorno, che come al solito saluto, sono più del solito indifferenti, sospettose.

Evviva michele, sei ancora nel mondo reale.

E per oggi dovrei condividere il mistero di una realtà di comunione e relazionalità, modello eterno di schiettezza d’amore, la santissima Trinità: Padre e Figlio e Spirito Santo, dialogo eterno (presente continuato, dilatato) totalmente aperto e rispettoso dell’alterità dell’altro. Alterità seppur unita in unità inscindibile, non divisibile da nessun turbamento. Mistero, lo intuiamo ma non sappiamo esprimerlo.

Uno in Tre e Tre in Uno.

Totalmente Altro (K. Barth) e totalmente immagine somigliante di umanità: Gesù, il Cristo, il Figlio mediatore visibile noi abbiamo visto la sua gloria (Giovanni 1^ lettera) tra l’ineffabile Dio Padre e l’umanità-noi; e noi infine attraversati, innervati dallo Spirito che ci fa gemere (Paolo ai Romani) e senza parole ci pone in dialogo (quello eterno) con l’una Trinità.

Mi chiedo ma sarà tutto vero? Cosa sarà vero? Gli imbarazzanti episodi che sto vivendo o il dogma di perfezione di intimità della ss. Trinità? È difficile sapete, e lo sapete, vivere nella convinzione che il mondo è, non sia!, l’immagine realistica di un mistero, questo mistero, di amore creaturale: dal Fiat di Genesi al Fiat di Maria nuova creatura, dal Fiat di Cristo ecco io vengo per fare la tua volontà (Salmo 39- lettera Ebrei) al Fiat dello Sposo sì vengo presto (Apocalisse); sempre rimandante alla comunione sponsale e scoprire questa comunione distante dalla sua completezza permanente in un divorzio, cioè rottura, separazione dal dono del mistero -il Figlio uomo integrale, concretamente incarnato-.

Sono un illuso? O sono un’ipocrita che, dietro e dentro una brandita etica, predica bene ma poi si adatta e si adagia alla non-etica sempre più diffusa e paradossalmente divenuta religione sociale, in cui la menzogna è assurta a verità? Menzogna della relazione appunto, in cui “devo divorziare” dall’altro perché mi dà fastidio, perché ostacola la mia volgare libertà: libertà di urlare al telefono le intimità, libertà di non salutare, libertà di truffare, libertà di ostentare risibili ricchezze, libertà di dimostrare banali poteri economico politico finanziari. Libertà?

Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un’ altra vita; se c’è, come voi dite, un Dio nell’infinito, guardatevi nel cuore, l’ avete già tradito e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l’uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra (Guccini, Cirano). Grazie all’amico Antonio che l‘ha voluta condividere con me.

Ecco allora il nodo -guardarsi il cuore- per cui non si tratta di una condanna inappellabile e di uno sprezzante giudizio sul mondo, ma di ri-uscire dal mondo della menzogna per ri-entrare nel mondo della comunione trinitaria: Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio, con uno sguardo misericordioso di amore, stavolta sì inappellabile, quasi una non possibilità di fuga dall’amore: un’abiezione d’amore (Giovanna de Chantal), “non si può fuggire dall’amore” -così rispose un ergastolano brasiliano ospite di una comunità aperta (carcere senza porte e mura) ad un giornalista che gli chiedeva perché non fosse scappato-; stare nel mondo assumendo con divina forza le sue incongruenze.

Ecco ancora una volta, non voglio fermare il mondo per scendere (W. Allen), ma voglio fermare l’amore, l’amicizia, la fraternità in me, un sigillo di apertura, una valvola di sfiato. Voglio accendere la luce sul mondo, voglio che ogni tenebra sia illuminata, che ogni ombra riconosca la sua ontologica fisica origine in un Dio concretamente incarnato, che ha tanto amato il mondo da dare senso ad ogni ombra della nostra pochezza, rendendola luce.

Allora il paradigma cambia: l’altro, che non la pensa come me, che non vive come me, che non ricerca il senso come me, che è rimasto come pecora che non ha pastore (cfr Marco) non è nemico ostile, ma solo altro -ed io stesso sono quest’altro!- in cui Dio Padre ha posto il suo compiacimento (cfr Vangeli battesimo) perché ha tanto amato il mondo.

Per amore.

Tanto.

06/06/2020

Liturgia della Parola

Antifona

Sia benedetto Dio Padre,

e l’unigenito Figlio di Dio,

e lo Spirito Santo: perché

grande è il suo amore per noi.

Prima Lettura

Il Signore, il Signore misericordioso e pietoso.

Dal libro dell’Èsodo (Es 34,4b-6.8-9)

Salmo Responsoriale (Dn 3,52-56)

R. A te la lode e la gloria nei secoli.

Seconda Lettura

La grazia di Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (2Cor 13,11-13)

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo:

a Dio che è, che era, e che viene. (Cfr. Ap 1,8)

Alleluia.

Vangelo

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18)

Antifona alla comunione

Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio,

perché chiunque crede in lui non perisca,

ma abbia la vita eterna. (Gv 3,16)


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