Da questi due comandamenti

Breve passo evangelico, intenso di eterno presente “qual è” e di sensoriale futuro “amerai”.

Potenza di Dio che lega la legge del comando –dieci parole– all’imponderabile agire d’amore. Ad una domanda sibillina e provocatoria posta dai razionalisti religiosi a Gesù, lui risponde: amerai. Ed ancora a me oggi, provocandomi sul mio futuro, Gesù risponde: amerai.

Dieci parole offerte storicamente da Dio a mosè (alle tribù israelitiche in fuga dall’egitto) per liberarsi da schiavitù idolatriche e carnali divennero, per la sedimentazione religiosa e paradossalmente idolatra, 613 precetti comportamentali. Precetti che solo i pii riuscivano (pensavano di riuscirci) a praticarli: la fede nell’onnipotente Dio misericordioso si ridusse ad una complessa modalità di gestualità.

All’inizio però non fu così (matteo 19,8) così già ci aveva insegnato Gesù, il maestro della vita, cercando di recuperare il senso non di un diktat, ma di una relazione vissuta nella fedeltà ad un altro da me. Mosè stesso dettò una legge solo per i maschi e Gesù invece mostrò la necessità di accogliere la pienezza della donna dentro la storia della vita di fede.

Legge o amore, fissità della norma (normalizzazione) o mutevolezza dell’incontro, disciplina del corpo o anima disciplinata? Come amletici dubbi. Ci si pone un velo che impedisce lo sguardo all’altro. Troppe volte il cuore legalista contrappone al cuore palpitante la ricerca dell’amore: la religiosità -(s)vista dell’amore primo, Dio- ferma la passione per l’altro -vista dell’amore secondo, il prossimo- operosità della fede.

Amore cercato e cercatori d’amore, amore trovato e ricercati d’amore. Nella bellezza della ricerca, sempre essenzialmente innovativa, si annienta l’affanno della pratica, sempre precettisticamente ripetitiva.

Ci vuole tutto il cuore -sede della volontà e degli affetti-, addirittura ci vogliono i cuori -due sarebbero secondo la visione biblica dell’uomo, uno che agisce bene e l’altro che agisce in conflitto (mi ci trovo)- per vivere la fede, costruttrice di carità, nell’incontro con il Risorto ferito nelle ferite dell’umanità. Con i cuori “in conflitto” avvicinarsi al “qualsiasialtro” per cercare Dio nella proposta di un gesto di dialogo magari ricevendo in risposta la cura per il “mio” cuore malato di indifferenza.

Samaritani figli dell’eresia, santi nell’approssimarsi. Amerai Dio e il prossimo attraverso te stesso. Due parole della vita.

domenica XXX T.O.

dmc 25.10.20

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà

e noi verremo a lui. (Gv 14,23)

Alleluia.

Vangelo

Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 22,34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Parola del Signore


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