Nessuna indicazione era stata data dal padrone alla consegna dei talenti, a significare il fondamento fiduciale gratuito e totale del dono: i primi due servi hanno avuto la capacità di reinterpretare la fede in operosità d’amore, l’ultimo di fatto non ha disobbedito ad un comando, ai comandamenti, ha disobbedito a se stesso colpevolizzando il padrone, uomo duro.
Allora possiamo ben comprendere che non sono tanto i comandamenti a meritarci la gioia quanto la freschezza del comprometterci con vita.
Che non sono il conservatorismo e il tradizionalismo stantii a guadagnarci la speranza di un mondo sano, quanto la bontà di custodire quotidianamente responsabilità.
Aurore mattutine di fedeltà rinnovate rispetto a tenebre notturne di paurosi tradimenti.
Bene servo buono e fedele costruttore di fraternità partecipa alla gioia di chi ama l’umanità.
Avverrà. Adesso.
cfr Mt 25,14-30
domenica XXXIII settimana T. O.
dmc 15.11.20