Giunti a fine anno liturgico, simbolo e segno di un cammino esodale di liberazione, ci si presenta allo sguardo della coscienza il senso della compiutezza della vita. Mi ami o non mi ami homo religiosus? Compiutezza ed eternità, limite e prospettiva, traguardo e ripresa (con)fusi tra loro indicano la strada percorsa e la mappa ancora da decifrare. Deserto di assenza e di presenza, come in esodo.
Il “giudizio universale”, così terribilmente storicamente definito ma profondamente concreto, ci viene offerto per ri-baricentrare il nostro essere discepoli dentro all’abisso dell’amore universalmente amato e (s)offerto o odiato e rifiutato. Amo e dico sì all’incontro con la diversità o dico sì e non amo altro che me stesso? “Ci vogliono così poche parole per dire le poche grandi cose che contano nella vita. Vorrei disegnare queste poche parole a pennello, su uno sfondo di grande silenzio. ” (e. hillesum)
Amo e parlo a chi? A chi dico il sì? Gesù nella parabola, ci dice che lui da quando è emigrato (ricordiamo la parabola di domenica scorsa dove il padrone “emigrò” così matteo definisce la partenza), dopo la sua resurrezione da questo mondo, è rimasto nel povero: è il povero. Scandalo per l’economia liberista e non-verità per le ideologie massimaliste. “I poveri sono il tribunale permanente del Crocifisso che giudica la storia: ciò che facciamo o meno per loro, salva o distrugge noi stessi”. (s. fausti)
Sono affamato sono assetato sono malato sono nudo sono straniero sono carcerato e Tu dove sei? Cosa fai? Perché ti nascondi? Perché fai finta di niente? Perché mi colpevolizzi nel mio bisogno? Perché hai paura del mio dolore? Ti accorgi di me visitando-mi o non mi visiti?
Domande urticanti. Domande giudicanti. Risposte riposte in sentenze di autocondanna.
Mi accorgo dell’uomo che cammina nella vita a fianco a me o non mi accorgo? Quanti pii atti “ho commesso” e quanto non ho amato? Il giovane ricco se ne andò via con la tristezza in volto perché aveva molte ricchezze… eppure era “perfetto” osservava i comandamenti e i precetti fin dall’infanzia (cfr matteo 19,16-30).
Come un pastore tornerà il Signore per separare pecore e capre non buone o cattive, ma capaci di libertà e cura come il pastore le prime -rimangono all’aperto di notte e si proteggono a scudo- o incapaci di curare e bisognose sempre di cura, egoiste, le seconde -devono essere accudite al chiuso di notte e stanno tra loro distaccate-. Questa potrebbe essere la chiave di lettura della separazione: le pecore hanno imparato dal pastore a curare, le capre continuano ad aver bisogno.
Benedizione è dar-mi, maledizione è non-dar-mi. Benedizione è risposta al senso eterno, al senso divino della vita. Lui si è incarnato per darsi, tutto se stesso, fino alla morte, si è incarnato per dar-mi umanità. La paternità è realizzata. Ugualmente Maria si è data per dar-mi maternità: chi più di una madre accudendo sfama, disseta, cura, veste, ospita e visita il figlio carcerato?
Il giudizio universale quindi non è una sentenza di condanna, ma scopriamo forse essere l’umanizzazione dell’umano per l’oggi delle responsabilità. Il giudizio è guardarsi le mani e scoprire che hanno calli perché si è toccato l’uomo e profumano di maternità.
XXXIV domenica T.O. anno A
solennità di
nostro signore gesú cristo re dell’universo
dmc 22.11.2020
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! (Mc 11,9.10)
Alleluia.
Vangelo
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,31-46
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria.
Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?.
E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore