Quarta domenica di avvento e liturgicamente riascoltiamo il vangelo dell’annunciazione, già altre volte proclamato nell’anno. Anzi proprio perché così “ripetitivi”, rischiamo di non-ascoltarlo, magari illudendoci di saper tenere a memoria qualche pezzo, non facendo accadere in noi la forza prorompente di un messaggio di novità.
Ascoltate oggi la sua voce (salmo 94), se ascoltassi la tua parola…
Come mi assomiglia maria, riceve un annuncio che le cambia il planning, l’agenda degli impegni improrogabili e improcrastinabili e si turba. Molto. Lei, mariam, la bella, si turba. Molto.
Eppure come non mi assomiglia maria: lei la parola la ascolta e turbandosi dibatte.
Accadde che ricevette, in un momento non prescritto e non programmato secondo le sue abitudini, una parola di dio forte (g’br-el, forza di dio) nel sussurro del cuore e rimase turbata. Molto
Sei piena di gioia e completa di grazia e ti turbi. Quale concreta umana e carnale dimensione di turbamento vive la vergine di nazaret. Porta in sé la grazia, il dono, la gioia, l’eterno e si turba. Seppe fino in fondo essere creatura, nel timore (non paura fobica e renitente, ma temperanza riflessiva e sapiente) di ciò che le stette per accadere seppe ascoltare ed accogliere.
Stava accadendo, lontano da gerusalemme, lontano dal potere maschile, che ad una vergine (adolescente) in un luogo sconosciuto e remoto il dio dei padri si facesse prossimo. A lei, ragazza vergine abitante le caverne di un insignificante villaggio nella terra dei popoli meticci, stava accadendo che la voce di dio le parlasse in dialetto aramaico.
Come non mi assomiglia maria, per ascoltare la parola di dio io vorrei aule dorate, turiboli fumiganti, silenzi liturgici, paramenti lussuosi, lingua nobile. Senza tutto ciò: come è possibile? La potenza dell’altissimo scenderà su di te: per questo tuo timore vero, maria, per questo tuo turbamento verginale -capace di generare ciò che non c’è ancora- tu sai accogliere la parola, tu sai ascoltare la parola, spogliata di ogni orpello.
Oggi tutti noi siamo turbati, ancor “molto” di più di tutto l’anno trascorso, perché abbiamo (non)capito che a natale non possiamo usare le nostre abitudini. Questa situazione ci altera non poco ed in uno stato di alterazione forse non riusciamo ad ascoltare la parola che, ancora una volta, ci dice: non temere. Essere turbati, non arrabbiati, per il natale di novità di vita. Essere turbati, non alterati ed arrabbiati, perché l’impossibile c’è in mezzo a noi, c’è in noi.
Turbamento necessario per essere più attenti al nuovo che irrompe nella vita. La vita la mia, la tua quella più intima, quella più profonda, dovrebbe pervadersi di turbamento, che ci è “donato”, per accorgerci della novità nuova, dell’inaudita parola, della grazia immeritata (senza meriti). Natale senza abitudini per accorgerci del dio abituato ad amarci.
Maria si è molto turbata perché stava per dire sì, ha detto sì a ciò che non c’era nella storia. Ha ascoltato la parola che si è fatta carne. Il sì di lei per il sì di dio: eccomi io vengo per fare la tua volontà. Per essere uomo tra l’umanità, figlio tra i figli, fratello tra i fratelli. Lei, maria, ha fatto ciò. Per noi.
Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli. (m.l.king). Per natale duemilaventi puoi. Inaudito. Buona domenica.
domenica IV avvento B
dmc 20.12.2020
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola. (Lc 1,38)
Alleluia.
Vangelo
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore