Il tempo dell’eterno: otto giorni dopo. Un tempo di attesa e di posticipo offertoci per godere della ricerca dell’amore. Oppure un tempo che la nostra incredulità riempie di paure, dubbi, polemiche e affanni.
Otto giorni dopo la sera di quello stesso giorno gesù venne. Liberato lui dalle catene dell’odio e della morte venne per liberare, ma le nostre paure sulla libertà dall’odio e dalla morte sembra che sempre abbiano il sopravvento.
Otto giorni dopo il primo incontro, nella stessa sala dove l’amore spezzò se stesso, con la comunità menomata tommaso non era con loro quando venne gesù, con la comunità che mostra già i segni di una non completezza (la chiesa sposa imperfetta), nuovamente venne gesù, ma ancora avevano paura (imperfezione di libertà). Ci ricordiamo che fin dall’origini del mondo adamo disse “ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” (gn 3,10); fin dalle origini l’incontro con dio appare come un dramma, sembra una convocazione a processo in cui dio stesso, immaginato giudice severo ed ingiusto, condanni.
Il risorto la domenica della sua pasqua venne tra la sua gente ma i suoi non l’hanno accolto (cfr. gv 1,11): è il rischio primordiale di non fidarsi di dio, per paura di essere condannati per infedeltà, per “alto tradimento”.
Invece fu pasqua per loro (per noi): donò pace mentre erano paurosi, si fece vedere e quindi gioirono, comunicò loro il suo potere di grazia e di perdono: perché di questo si tratta la grazia ed il perdono sono un potere ma di fragilità simbolica d’amore, anzi di frangibilità -lasciarsi spezzare perché l’altro si nutra di me-, un potere impotente che non aggredisce accoglie, che non divora si consuma. Dona pace senza sottolineare la guerra che l’ha preceduta.
Ma io, tommaso di oggi, mio gemello, ero assente la prima sera. Sono assente, sono in ritardo, meglio i miei occhi ritardano, non vedono subito il bisogno degli altri che vengono ad offrirmi la loro vita, metti qui il tuo dito e guarda le mie mani. Sono distratto? Cerco altro? Inseguo altri bisogni?
Tommaso forse nella speranza cercava per gerusalemme il corpo del morto pensato rapito, invece perdeva tempo insieme ai suoi (miei) fantasmi, insieme alle sue (mie) inconsistenti certezze, mentre gesù-dio venne vivo a fugare ogni dramma, a sciogliere ogni paura, a sanare definitivamente ogni ferita. Gesù venne, con il tempo della pazienza di dio, per mostrare definitivamente la gloria di dio, le ferite aperte dalla crocifissione illuminate dalla divina misericordia che dice: continua tommaso a essere credente nella vita.
Otto giorni dopo, tempo dilatato nella e della pazienza per costruire nelle ferite la continuità del credere nella vita. Del credere nella pasqua. Del credere nell’accadere dell’incontro salvifico con l’umanità.
Otto giorni dopo venne gesù annullando definitivamente il sospetto della sua punizione per non essere discepoli perfetti. Viene oggi per farmi assumere le mie ferite e renderle passione di senso, senza paura.
Otto giorni dopo, nonostante le rinnovate chiusure di porte e di cuori, gesù-risorto-dio venne per farsi toccare, abbracciare, sentire: la condanna è non capire, è non credere. E tommaso, compreso di essere cercato nella sua insicura infedeltà, dirà: mio. Significando una interiorizzazione piena dell’amore e della sua relativa comunicazione: comunicare l’amore perché se ne è divenuti conformi.
Così la delbrel scrivendo ad un’amica sulla ricerca di attualizzazione del dialogo col mondo, inteso come luogo della presenza di dio: “San Giovanni della Croce vi parlerebbe, perché egli la vede, dell’immensa e incosciente miseria del mondo d’oggi. Ciò che sicuramente Dio vuole è una compassione e una speranza proporzionate a una tale miseria, una fede capace di glorificare Dio dove vuole, come vuole. In questo mondo “che cambia” così improvvisamente, così brutalmente, si direbbe che il Signore voglia che la sua redenzione passi attraverso delle vite che si lasciano cambiare a suo piacimento… sconvolgere. Sembra volere delle persone che in questa specie di avventura sappiano che non mancano di nulla ed escano in pace”.
Io, tu amica e amico, tommaso della storia presente cosa comunichiamo all’oggi della chiesa e del mondo?
Io, tu, tommaso di oggi, da chi ci lasciamo cambiare per “possedere” il signore –mio signore mio dio– e quindi comunicare gioia?
II domenica di pasqua o della divina misericordia – anno B
dmc 11.04.2021
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! (Gv 20,29)
Alleluia.
Vangelo
Otto giorni dopo venne Gesù.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore