il buon pastore dà la propria vita
La bontà, l’essere buoni secondo gli apostoli -testimoni primi della testimonianza di gesù stesso- ha una connessione tipica con il darsi.
Bontà è consegnare la propria vita nelle mani degli altri, perché altri si nutrano, si alimentino, si cibino di vita, diventino vita: nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. (1 cor 11,23-25)
E gesù rafforzala connessione tra la bontà e il dare se stessi finalizzandola all’amare, per questo il padre mi ama: perché io do la mia vita.
Ed oggi il vangelo ci chiama a stupirci nuovamente, facendoci fare un ulteriore cambio di prospettiva, gesù dice di essere “il bel pastore” (così scrive l’evangelista). La bontà è la bellezza e la bellezza è la bontà, interscambiabili. La bellezza della bontà, la bellezza del darsi, la bellezza dell’amare. Che sia davvero la libera via alla gioia?
Da laica la filosofa ungherese agnes heller disse: “Lo sforzo di essere buoni, amando le cose belle, porta alla tensione verso la felicità”. Questo penso ci aiuti seriamente a considerare quanto l’anelito di bellezza inscritto in ogni creatura descriva la necessità dell’amare nella bontà per essere felici.
Il signore, il bel pastore, ci indica che non è uno “sforzo l’essere buoni”, bensì la presa di coscienza di essere costituiti in bontà. Lo sforzo è uscire allo scoperto, per fede in lui, cristo-pastore buono e bello che ce lo rivela per amore e non per obbligatorietà normativa, amatevi come io vi ho amato. Presa di conoscenza del pastore che ci chiama per nome per vivere di pienezza di bontà. Lui vita piena, lui vita di gioia.
Bontà, bellezza, darsi, amare, gioia, perdersi nel darsi e riprendersi del donarsi, vita, ascolto, voce tutto a significare intreccio di suoni, sentimenti, azioni, fallimenti di gloria e crescita nell’autocomprensione che sono il nostro quotidiano esistere. Esistenza in funzione. Esistenza in funzione di relazione.
“Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”, la poetessa wislawa szymborska in questo verso tratto da ogni caso, ci fa scivolare nel mistero del donarsi reciproco. L’ascolto della bellezza del “tuo cuore” in me è ascolto dell’eterno in noi. Di ogni “tuo”, anzi di quello di altre pecore che non provengono da questo recinto diviene il proprium del discepolo della bellezza.
Lo sconosciuto ha il suo cuore in me, “nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà” (s. teresa di lisieux).
Darsi per riprendersi. Realtà di bellezza. Lo sforzo è naufragare per salvarsi.
Buona domenica Amiche e Amici.
IV domenica di pasqua – anno B
dmc 25.04.2021
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. (Gv 10,14)
Alleluia.
Vangelo
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore