@solechesorge
Cominciare a credere al dio universale,
al dio di tutti,
renderebbe anche noi cattolici più coerenti,
più credibili con il credo che professiamo:
dal dio chiamato “padre nostro”
allo sperimentare la paternità
di un unico padre nella vita,
attraverso la fraternità universale
perché la si sente nella carne.
Fraternità che ascolta ed osserva
il comandamento universale dell’amarsi;
perché sente fino alle midolla
la figliolanza universale.
Infatti la parola di Dio è viva,
efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio;
essa penetra fino al punto di divisione
dell’anima e dello spirito,
fino alle giunture e alle midolla,
e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. (ebrei 4,12)
Fratelli tutti in cammino per una richiesta unica
la pace.
Non omologazione, non sincretismo, non irenismo,
ma concretezza dello stare dentro ad un progetto
di ampio ed universale respiro:
abitare contemporaneamente con gli altri il mondo della vita.
Per questo è necessario un cambiamento di prospettiva
da “una finanza ipertrofica” (p. francesco)
ad un’economia modellata
secondo l’uomo ed i suoi bisogni: l’amarsi.
Lui amò così i suoi, al di là di ogni interesse
se non quello della vita vissuta come dono.
Questo fece sgorgare un’economia nuova
nel primo e gran parte del secondo millennio:
un’economia evangelica fondata sull’uomo
e la sua vicenda.
La chiamiamo “prima resurrezione”.
cfr Gv 6,16-21
VI domenica di pasqua
dmc 09.05.21