La pedagogia di Gesù a partire dalla contingente situazione: sulla spiaggia, grande folla, compassione. Lo “splendore della verità” del vangelo che non necessita di preparativi, né di apologetica, ma soltanto di luoghi abitati –la spiaggia– dall’umanità sfinita (e/o comunque realisticamente impossibilitata a scegliere e senza una direzione –senza pastore-). Luoghi occasionali, occasionalmente abitati, nei quali prendersi carico con/passione della sofferenza.
Concretamente, chi tra i credenti è così scevro da pregiudizio, da ideologia, da religiosa formazione, da moralistica catechesi da poter, nell’immediatezza sceso dalla barca, mettersi ad ingegnare molte cose non chiedendo o peggio costringendo gli interlocutori a cammini di preparazione e di spiritualità?
Gesù insegnava a loro ed insegna a noi oggi che non sono le parole, che per altro l’evangelista marco appunto non riporta, a fare la formazione dei cristiani, ma la compassione che si fa tangibile ad essere vangelo di vita e di conversione.
«In noi si dovrà trovare tutto, il bicchiere d’acqua, il cibo per chi ha fame, tutto il vero cibo per tutti i veri affamati, tutti i veri cibi e tutti i veri mezzi per distribuirli, l’alloggio per i senzatetto, il “pellegrinaggio” alle carceri ed agli ospedali, la compassione per le lacrime, quelle che si devono versare insieme e quelle di cui occorrerebbe eliminare le cause, l’amicizia per ogni peccatore, per coloro che sono malvisti, la capacità di mettersi al livello di tutte le piccolezze, di lasciarsi attrarre da tutto ciò che non conta, e tutto avrà il suo orientamento, la sua pienezza nella parola “fraterno”» (m. delbrel).
Per chi ritiene la chiesa il “luogo” del liturgico silenzio nel liturgico spazio quanto sembrerà difficile ascoltare questo accordo di lieta notizia nella rumorosa attualità? Quanto striderà, agli orecchi dei puristi, questo assolo di lieta notizia innalzato nell’orchestra dei senza pastore?
Quanto ancora dovrò camminare e navigare nell’alternativa di vedute –luoghi in disparte– per imparare per accettare Gesù, il suo vangelo, nella mia umana stanchezza provocata dalla quotidiana vita –non avevano neanche il tempo di mangiare-?
A volte mi sembra un infinito faticare. Mi baso solo sulle mie forze e le mie competenze dalle quali non ottengo che delusione; allora Gesù mi prende in disparte per farmi riposare e rigenerarmi. Tutto dura, forse, un battito d’ali eppure ritrovo il senso della mai stanchezza: la generatività per la compassione.
Buona domenica
domenica XVI – anno B
dmc 18.07.2021
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono. (Gv 10,27)
Alleluia.
Vangelo
Erano come pecore che non hanno pastore.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 6,30-34
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore.