La volontà di Dio coinvolta con la volontà degli uomini: lui consegna alla libertà dell’umanità -non dimentichiamo che è una folla di cinquemila uomini– la facoltà di scegliere di sfamarsi senza chiedere nulla in cambio. Chiederà solamente di rendersi conto del dono grande ricevuto per trasformarlo in nutrimento di senso.
Non vuole neanche applausi, trionfi, istituzionalizzazioni: venivano a prenderlo per farlo re. Vuole solo la fede come risposta umana alla necessità di sfamarsi di senso.
Ebbe compassione (ci ricordiamo il vangelo di domenica scorsa) e domandò la condivisione di un dono: dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?
Filippo (l’apostolo, la chiesa, le istituzioni) risponde mosso solo da interesse e convenienza ma che cos’è questo?: questo è il dono. E il dono è tale se accolto dentro una crescita di responsabilizzazione ampia e sofferta. Accolgo il dono e lo rigenero in dono come scelta di uscita da se stessi per ritrovarsi collaboratori di un progetto divino, escludendo la logica dell’interesse, della capitalizzazione.
E Andrea aggiunge disfattismo: c’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?
È appunto Andrea apostolo (sic!), già con un pregiudizio –ma cos’è questo? in più supportato da una svalutazione delle risorse stesse cinque pani d’orzo (pane poco buono e di poco valore)-, a porre l’ipotesi a Dio per la soluzione del progetto. Quasi non fosse possibile. Quasi fosse tutto, in modo deterministico, non risolvibile. L’incapacità umana di fidarsi di una svolta…di fidarsi del poco e del poco valore e tradurlo in abbondanza di bontà…
Ma, cioè invece è Dio a suscitare collaboratori liberi, genuini, generosi c’è qui un ragazzo rendendoli soggetto di alternativa. La svolta sta nell’accogliere la spontaneità di un accadimento, c’è qui un ragazzo; la svolta sta nell’accogliere la gratuità di un “niente” e renderlo dono. La svolta sta nell’accogliere la pluralità delle vite –tanta folla- e renderla vita per tutti. Non servono leggi serve amore, ci dice Gesù fateli sedere.
L’insignificanza sociale del ragazzo (nessuna considerazione all’epoca di Gesù, allora come oggi ancora!?); la pochezza delle sue risorse nella sacca cinque pani d’orzo e due pesci; la moltitudine in contrapposizione alla singolarità di un soggetto; la determinazione di Gesù, fateli sedere, come insegnamento di coraggio per progredire nella crisi. Tutto ciò a dirci, a ridirci che il progetto uomo di Dio è sempre l’altrimenti.
È sempre altro. Questo è il “miracolo” guardare il mondo con gli occhi dell’altrimenti di Dio, che vede le fragilità, le insufficienze, le pochezze, le inesperienze giovanili e le trasfigura in abbondanza. Abbondanza di novità.
Abbondanza di comunione rispetto alla fragilità dell’individualismo. Abbondanza di sazietà rispetto la pochezza di risorse. Abbondanza di condivisione con tutta una grande folla rispetto al sostegno unico a quelli della mia parte. Abbondanza di responsabilità rispetto alla diffusa convinzione dell’inesperienza giovanile o peggio del peccato di essere giovani, quindi diversi dal potere adulto.
Abbondanza di volontà di Dio per l’abbondanza della volontà degli uomini e serve per questo lo sguardo attento a vedere nell’uomo sempre una risorsa e mai un danno. L’uomo, la donna anche se limitati dalla fragilità, dal peccato, sono sempre il progetto di Dio per la custodia del creato.
E quand’anche, come in ogni dittatura, dai sumeri passando per nerone fino al nazismo fino ad oggi, l’altro fosse visto come nemico incapace di essere per me risorsa, Gesù dona ai suoi discepoli la facoltà di gettare oltre il cuore e di liberarlo dai pregiudizi sociali, razziali, economici. Lo stigma sociale usato ed inoculato nelle vene dalla scadente politica non rende giustizia all’immagine e somiglianza di Dio: l’umano. Il “marocchino” di Voghera, non è un uomo è un “marocchino pluricondannato ed è giusto difendersi da lui”. A tali stigmi il credente deve opporsi con tutta la sua fede in colui che ha liberato l’umanità dall’odio primordiale, bestiale e atavico: Gesù Cristo.
Da vogherese d’origine mi vergogno. Da prete sono solidale con l’assassino per il quale chiedo la consolazione della grazia di Dio ed il perdono di Dio. Da discepolo chiedo la conversione dei cuori egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra. (isaia 2,4)
È questo il pane di senso di cui oggi siamo affamati. Ne vogliamo a sazietà.
domenica XVII – anno B
dmc 25.07.2021
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. (Lc 7,16)
Alleluia.
Vangelo
Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,1-15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Parola del Signore.