Quante volte ci sarà capitato di smettere di seguire un percorso: difficoltà del quotidiano spine che soffocano (cfr mc 4); incapacità di rielaborare i segni; stanchezza nel rileggere i fatti; il venir meno della passione che ci ha attratto e motivato in una scelta… Insomma si molla.
Quante disquisizioni teologiche, come i Giudei dotti contro Gesù ed il suo amore libero, e poi quando mi pestano i calli che m’importa di Dio, della Chiesa, degli altri…
Questa parola è dura! Chi può ascoltarla? Lo scoramento generale e generalizzato –chi può- ha il sopravvento sulla resilienza. Quando qualcosa richiede un supplemento di umanizzazione, di analisi, di critica costruttiva il rischio, la tentazione più forte è l’abbandono. Gesù sempre invece esorta al “coraggio”. Lui stesso è davanti ad un fallimento: volete andarvene anche voi? e resiste. Sta.
Certo preghiamo, adoriamo, partecipiamo, pratichiamo la fede, ma quando le ferite sanguinano forse mettiamo da parte l’esperienza pubblica e verbosa della abitudinaria prassi, abbandoniamo presto, anche nella rabbia, l’autocostruita relazione con il divino. Abbandoniamo il fondamento della nostra fede le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita e ascoltiamo voci “alternative” che facilmente ci illudono. Forse eravamo illusi di essere dei “praticanti”.
I discepoli stessi, mormorando (peccato grave di esodo), riconoscono che parlare dell’unione così stretta (fino alla stessa identificazione) con Dio-Padre in Gesù-Figlio è fuori dagli schemi, è duro da seguire, quindi non riescono ad accettare la parola di Gesù.
Parola che comunque fermenta nella coscienza di chi l’ha ascoltata. Chi non vuole ascoltarla a prescindere, probabilmente, fa fatica a conoscer le ragioni dell’altro, a volte anche gli assurdi motivi di ragionevolezza dell’altro.
Afghanistan è uno dei tanti epigoni ed epiloghi di una globale storia politica non basata su un’antropologia cetrata sull’uomo bensì sugli interessi. Papa Francesco denuncia più volte questa grave discrasia, chiede una conversione, chiede di ascoltare le parole dure della verità evangelica: “sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore” (laudato sì’ 10, citando s. francesco).
Gesù, Maestro e Signore, parola di vita eterna, continua attraverso il suo vangelo annunciato in tutto il mondo a seminare luce. L’umanità, noi uomini e donne di questo tempo, è interpellata sulla scelta fondamentale: l’uomo e la sua dignità o l’interesse?
Certo è una scelta ardua. L’alternativa è ben presente e ben analizzata: l’interesse è il daimon di oggi ed il creato, cui apparteniamo e viviamo, è in affaticamento; ascoltare l’uomo ed i suoi bisogni, in nome di Cristo, è leggerezza di spirito.
Noi, uomini e donne di oggi, vogliamo andarcene o perseguiamo verità?
domenica XXI – anno B
dmc 22.08.2021
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita: tu hai parole di vita eterna. (Cf. Gv 6,63c.68c)
Alleluia.
Vangelo
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Parola del Signore.