@solechesorge
Certo preghiamo, adoriamo, partecipiamo, pratichiamo la fede,
ma quando le ferite sanguinano
forse mettiamo da parte l’esperienza pubblica e verbosa della abitudinaria prassi,
abbandoniamo presto,
anche nella rabbia, l’autocostruita relazione con il divino.
Abbandoniamo il fondamento della nostra fede
le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita
e ascoltiamo voci “alternative” che facilmente ci illudono.
Forse eravamo illusi di essere dei “praticanti”.
I discepoli stessi, mormorando (peccato grave di esodo),
riconoscono che parlare un’unione così stretta
(fino alla stessa identificazione)
con Dio-Padre in Gesù-Figlio è fuori dagli schemi,
è duro da seguire, quindi non riescono ad accettare la parola di Gesù.
Parola che comunque fermenta nella coscienza di chi l’ha ascoltata.
Chi non vuole ascoltarla a prescindere, probabilmente,
fa fatica a conoscer le ragioni dell’altro,
a volte anche gli assurdi motivi di ragionevolezza dell’altro.
cfr Gv 6,60-69
XXI domenica del tempo ordinario
dmc 22.08.21