Osservare tutte le norme astenendosi dal vivere tutto dallo ai poveri. Osservare tutta la legge evitando l’incontro con il proprio limite: va’, vendi quello che hai. Osservare tutto escludendo il contatto con il tutto del creato “pastori con l’odore delle pecore addosso” (p. Francesco).
La grande tentazione. Una grande pietas formale, esterna ed esteriore, a nascondere un cuore arido, secco e non umano. Un cuore che non sanguina vita per, “il cuore pensante della baracca” (E. Hillesum). Umanità ed umanesimo sono i tratti fondamentali ed estremi del Dio incarnato, che sta nella relazione con tutto e con tutti senza selezione preventiva.
Il Dio Gesù, maestro di vita piena e gioiosa, che fa del suo essere uomo un’illimitata esperienza di contagio con tutti gli esclusi dalla storia -gli esclusi per la legge degli uomini dall’amore di Dio- a partire dal suo presepio con i pastori, fino alla resurrezione con Maddalena ed i fuggitivi di Emmaus.
La legge esclude l’amore tocca, vende tutto per darlo ai poveri. Questo uomo del Vangelo di oggi, senza nome, quasi senza identità, corre incontro ad un Maestro, pensandolo un leader potente, per poter apprendere meglio “l’arte” della superiorità, “l’arte” dell’esclusività, ma il Maestro che incontra è il bene incarnato perché ogni uomo sia liberato dall’oppressione della povertà: mandato a rimettere in libertà gli oppressi (cfr Lc 4,18).
“Povertà è un nome controverso, perfino nelle pagine del Vangelo, nel senso che sono detti beati i Poveri, e poi tutti gli ascoltatori del Vangelo stesso sono pressati per soccorrerli e a liberarli dalle angustie e dalle sofferenze della povertà. Dunque: è un bene o un male la povertà?… Dove collocare la povertà? la nostra povertà evangelica? La lezione si farebbe lunga e delicata; ma voi già la conoscete. Voi conoscete che la povertà evangelica significa innanzi tutto la collocazione della nostra concezione della vita non in questa terra, non nelle sue ricchezze, non nelle sue soddisfazioni, non nei suoi piaceri, non in ciò ch’essa è e ch’essa ci può dare, non nel suo regno della terra, ma nel «regno dei cieli», nella ricerca e nel possesso di Dio, nella libertà dello spirito dai vincoli con questa perpetua seduzione ch’è la ricchezza, nella capacità di costringere i beni terreni nella loro sfera, che è l’utilità, che è il pane necessario per l’esistenza temporale, che è il traffico, cioè il lavoro e la destinazione dei suoi risultati economici a vantaggio della vita, intesa nel suo senso più largo, cioè della nostra e dell’altrui vita, del bene comune, della carità. La povertà è la filosofia del Vangelo: «Cercate prima il regno di Dio» (Matth. 6, 33) (sic!). «Lo spirito di povertà e di amore, perciò, come dice il Concilio, è la gloria ed il segno della Chiesa di Cristo» (Gaudium et Spes, 88).” (s. Paolo VI)
La liberazione dalle chiusure egoistiche ed ideologiche è un percorso di fede lungo. La liberazione dall’oppressione delle norme, che troppe volte risultano essere causa di giustificazione per la sopraffazione sociale (covid e relativa crisi), è un cammino lungo di umanizzazione. È il passare del cammello per la cruna di un ago.
Quanto è difficile. Ma non impossibile. Non lo è stato per Zaccheo, per Levi, non lo è per chi ama…
Accorgersi che gli uomini sono “fratelli tutti” richiede lo sguardo sovversivo di Cristo sul mondo. Questa è la possibilità perché oggi anch’io e anche tu ci si accorga del mondo intorno: abitato da Dio nella carne degli uomini.
domenica XXVIII – anno B
dmc 10.10.2021
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)
Alleluia.
Vangelo
Vendi quello che hai e seguimi.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 10,17-30
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Parola del Signore.