@solechesorge
La povertà radicale, la povertà senza diritto commerciale due monetine, sono davanti allo sguardo di Gesù, per lo sguardo di Gesù la potenza del capovolto: niente il tutto.
Oggi, come ieri, forse non ci crediamo.
In questi giorni sono in Guinea, un’esperienza primaria ed interessante; abito in un quartiere molto popolare -unico bianco tra neri- mi vedo osservato, gli sguardi di adulti e bambini che mi scrutano, ma basta un sorriso a loro e un saluto con la mano e mi sorridono a loro volta. Cercare gli snodi della vita con gli sguardi rende vita.
Osservava Gesù al tempio di Gerusalemme, vedeva gente che si pavoneggiava, che ci teneva a farsi notare: gesti ampi, sostenuti, si direbbe barocchi. Ma ciò che lui notava è ciò che gli altri non vedevano: la povera vedova, il nulla per la società, il tutto per Dio.
Le sue due monetine sono il patrimonio della verità della sua fede. Una fede basata sul dono di sè e del sostegno (poco) delle necessità per vivere. Abitare la luce della fede nel buio che altri producono attraverso le loro certezze e superficialità. Fede amplificata dalla speranza la vedova così povera sta nello snodo fondamentale del suo dolore, si sente consolata nella speranza di non essere un rifiuto per Dio, nè di Dio, ma di essere una figlia. Impossibile per gli uomini del potere. Possibile per Dio.
La speranza poi non delude (s. Paolo).
Del resto, Dio, l’ebbe già fatto per sua madre. Scelse la povera di Sion per la ricchezza della sua incarnazione.
Confondere, per farsi notare, la tassa dovuta per il tesoro del tempio con il lusso, il formalismo, l’enfasi, il ritualismo con la purezza della religione fa notare l’inefficacia del credere come forma. Dio non si lascia (con)fondere con la teatralità. Gesù cerca e trova e, a sua volta, fa notare –chiamati sa sè i suoi discepoli– il gesto di pienezza di chi è colmo solo di nulla. Direi senza trucco senza inganno.
Le due monetine non sono (con)fuse nel tesoro del tempio: sono la vita, che senza clamore si fonde con il “Dio nascosto” e produce vita.
Era piena di nulla anche la vedova di Sarepta di Sidone, poco olio e poca farina, compresa la vita compromessa del figlio. Posta davanti ad una scelta di accoglienza, di condivisione, di dono (radicalità dell’espropriazione di se stessi) rispetto al bene immediato –per me e per mio figlio- del soddisfare se stessi, e comunque bene già stabilto nel suo finire –mangeremo e poi moriremo– (radicalismo dell’appropriazione di sè e degli altri), sceglie il dono.
Snodo del credere: il tuffo (C. M. Martini) nel vuoto del nulla per conoscere la pienezza del tutto.
Tutto quanto per vivere. Andiamo a vivere.
Buona domenica.
domenica XXXII – anno B
dmc 07.11.2021
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)
Alleluia.
Vangelo
Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 12,38-44
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Parola del Signore