gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama

“È qui Egli, adesso; e tra l’effimera vanità, nel torrente torbido delle ansie della vita, tu possiedi un segreto onnigioioso: impotente è il male, e eterni noi siamo: Dio è con noi” (V. Solov’ev). Mi colpisce questa comunione tra cielo e terra che il natale ci porta a “concepire” e a far nascere: Dio è con noi. Sempre Solov’ev dice: “la verità della rivelazione è una e indivisibile … questa verità ha un unico contenuto, possiede un unico nome: la Divinoumanità, l’unione di Dio con la creatura”.

L’unione è la pace: Dio stesso. La pace-Dio che passa necessariamente dagli esclusi, dagli ultimi, dagli umili e senza dimenticare che la stessa pace-Dio è il primo dono pasquale. La pace-Dio che si incarna storicamente negli umili-ultimi: Maria, povera, ragazza, senza pedigree altisonante, di una borgata maledetta –da Nazaret può mai venire qualcosa di buono? (cfr Natanaele – Gv 1,46)- ed i pastori, esclusi dal tempio, dal rito, dalla preghiera, dalla comunità.

Dio parte da qui. Dio si incarna qui.

L’annuncio primario e primordiale è a loro: Gabriele a Maria annuncia hai trovato grazia presso Dio e concepirai un figlio (Lc 1,30-31) e così anche l’angelo ai pastori ai quali dirà: ecco, vi annuncio una grande gioia … oggi è nato per voi un Salvatore.

Per loro e per tutti noi che seguiamo nella verità del vivere la via dell’umiltà. “Solo così si può coglierne la terribile moralità” (C. Baudelaire) del segno incisivo e profondo dell’essere avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia perché non c’era posto: Gesù sceglie l’esclusione –non c’era posto– e la “animalità” –in una mangiatoia– per indicare sin dal suo vagito arcano qual è e chi è Dio. Umile-ultimo escluso. Senza alloggio. Terribile moralità.

Ma per loro e per noi questa esclusione diventa l’incontro della vita. L’incontro della luce. Dio nasce dove non c’è neanche la luce, nel sottoterra di una grotta e l’evangelista sembra dire che tutta la luce quella notte si concentrò lontano dalla grotta e solo attorno –li avvolse– ai pastori. Dio abbandona anche se stesso per far luce, per donare senso agli ultimi.

Dove sono stasera, stanotte, adesso gli ultimi-umili? Sono tra noi? Non è che forse richiamiamo su noi stessi la lucevenuta per loro e li scartiamo (p. Francesco), li abbandoniamo al buio di senso e di dignità? O siamo anche noi umili e ultimi che abbisognano di Dio e della sua attrazione? O siamo stati anche noi attratti da quest’annuncio di gioia e di pace e di luce da parte dell’angelo che ci indica troverete in un bambino in fasce e nella mangiatoia il segno del nostro essere cristiani?

L’ascolto delle voci celestiali ha avuto il suo incipit dai poveri e, tramite loro, per tutto il popolo. Voci celesti che scelgono la bassezza della terra e, in essa, i più bassi. Gli ultimi. Dirà Gesù gli ultimi saranno i primi (Mt 20,16). E proprio questi ultimi sono toccati dalla parola di Dio che gli annuncia una grande gioiaoggi per voi. La parola si è fatta carne per toccare l’uomo, scriveva il card. Martini “Il corpo dell’uomo parla, parla e ascolta perché ogni altro corpo gli parla. Il nostro corpo è intimamente contrassegnato dalla parola: è il suo distintivo, che gli conferisce la dignità di uomo”.

Questa dignità è conferita da un vagito che richiama solo attenzione e cura da chi non ha avuto attenzioni e cure. Un vagito che richiama tenerezza e inadeguatezza di Dio, tenero nel perdono ed inadeguato a comandare con scettro di ferro. Un vagito di un bambino fasciato (contenuto e costretto nel tempo della carne) che richiama ad amare smascherati da ogni contrassegno del potere. Un vagito di un bambino che richiama a “condivisione e non obbligo di scambio” perché “amare è un diritto” (M. Bottin).

Abbiamo il diritto di amare per illuminare le notti oscure dell’umanità e renderle come la notte di Betlemme: “quanno nascette Ninno a Betlemme era notte e pareva mienzz iuorn” (A. de Liguori).

Abbiamo il diritto di amare per essere incontentabili di gioia. “Cristo può nascere mille volte a Betlemme, ma se non nasce in me, è nato invano” (Meister Eckart).

Buona luminosa notte di natale.

natale del signore

messa della notte

dmc 25.12.2021

Alleluia, alleluia.

Vi annuncio una grande gioia:

oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore. (Lc 2,10-11)

Alleluia.

Vangelo

Oggi è nato per voi il Salvatore.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 2,1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.

Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Parola del Signore


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