“Non puoi abbandonare Dio sulla strada. Perché Dio non sta dappertutto, sta soltanto là dove lo si lascia entrare” affermava Martin Buber. Diventare figli di Dio perché si accoglie la parola, quella che è il Verbo. Venne per stare in mezzo alla famiglia umana, come uomo, come mortale, come limitato, come debole ed imperfetto: e i suoi non lo hanno accolto.
Chi sono per me i suoi? Certo non un antagonismo di partigianeria, addirittura razziale ma tutti coloro che ideologicamente hanno paura di confidare nella fragilità di Dio. Come può l’onnipotente, colui per cui tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste essere carne come la mia, la tua?
Tutti coloro che hanno paura della carne fragile dell’uomo: quante paure allora anch’io ho ancora. Ho la potenza della paura e lui invece mi dona, solo accogliendolo nel cuore della carità, l’impotenza potente della grazia. Impotenza che è forza di resistenza, oggi si dice resilienza, nella vita. Per cambiare. Per convertirsi all’umano.
Una tra le grandi donne del novecento, la francese Madeline Delbrel, così scriveva in Che gioia credere, a proposito della vita situata nella concretezza della nostra carne e della nostra storia –venne fra i suoi– e che nella fede operosa sa mutare, sa cambiare attraverso la resilienza: “Per compiere la tua opera sulla terra tu non hai bisogno delle nostre azioni sensazionali, ma d’un certo volume di sottomissione, d’un certo grado di arrendevolezza, d’un certo peso di cieco abbandono, situato non importa dove tra la folla degli uomini. E se in un sol cuore si trovassero congiunti tutto questo peso di abbandono, questa sottomissione e questa arrendevolezza, l’aspetto del mondo cambierebbe, certamente. Perché questo solo cuore ti aprirebbe la strada, diventerebbe la breccia per la tua invasione, il punto debole dove cederebbe la rivolta universale”.
Così per vivere la situazione di presenza nella vita, presenti a se stessi, all’altro, a Dio forse potremmo riconsiderare ancora una volta la debole potenza della grazia che si manifesta sempre come sovrabbondanza di senso e di presenza: “traboccamento della Misericordia … Si tratta di discernere il punto concreto – di apertura, di fragilità, di abbassamento – che permette i traboccamenti di Dio. Quando diciamo “punto concreto”, ci riferiamo al fatto che il traboccamento può avvenire sia per un intervento al momento giusto, sia per un cambiamento di tono, o forse per un gesto di abbassamento e/o di avvicinamento all’altro, che sbilancia ciò che bloccava la relazione vitale” (p. Francesco, Querida Amazonia).
Il diventare figli di Dio mi convince sempre più. Cosa significhi stare dentro alla propria storia personale e sociale se non appunto un consapevole sviluppo del divenire della fede? Uno sviluppo che porta in sé mutevolezza delle cose e delle relazioni, con una dinamicità tipica del camminare verso.
Il Verbo si è fatto carne per camminare nella storia mutevole degli uomini. Dall’eterno al tempo breve della vita per condividere la gioia del cambiare, del mutare l’acqua in vino (cfr. nozze di Cana), per ispirare al cuore duro dell’uomo la docibilità della misericordia. Così come a “Pietro: una pietra a cui è stato chiesto di amare” (M. Delbrel).
La vita in Cristo come esperienza di edificabilità delle relazioni perdonanti. Diventare figli di Dio.
Per un anno ancora. Buona domenica.
II domenica dopo natale
dmc 02.01.2022
Alleluia, alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo. (Cf. 1Tm 3,16)
Alleluia.
Vangelo
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Dal vangelo secondo Giovanni Gv 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue
né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.