La parola Gesù non ci sta,
non si ferma.
Corre.
Naviga.
Vola.
Per questo la parola evangelica è venuta nel mondo,
perché gli oppressi siano liberati
dagli oppressori.
Quanto siamo ancora distanti?
Quanto di fatto continuiamo ad azzittire
questa parola con i silenzi dell’ingiustizia amministrata?
O quanto ancora cerchiamo di gettar giù dal ciglio del monte
i profeti che non ci stanno
al conveniente dello status quo?
Non è costui il figlio di Giuseppe?
Dire che ognuno ha un destino
(pre)scritto e (pre)giudicato è,
volgarmente e violentemente,
uccidere,
gettar giù la speranza e la diversità di ogni uomo.
È gettar giù le ragioni dell’altro.
È gettare giù la potenzialità che
l’amare di Dio l’uomo
porta in germe per ogni creatura.
Ma i profeti sempre nascono.
I profeti, uomini e donne di luce sempre attraversano le tenebre dell’odio,
uomini e donne di pace sempre attraversano le guerre del maligno.
“La luce sta nell’essere luminosi irraggia il cosmo intero. Cittadini del mondo cercano una terra senza confi
ne. La vita non finisce è come il sogno, la nascita è come il risveglio finché non saremo liberi, torneremo ancora ancora e ancora” (F. Battiato).
IV domenica del tempo ordinario
dmc 30.01.2022
Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione. (Lc 4,18)
Alleluia.
Vangelo
Gesù come Elìa ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 3,1-6
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore.