voi siete

Deve esser stato imbarazzante e meraviglioso contestualmente, sul monte, sentirsi dire dal Rabbì di Galilea, voi siete il sale … voi siete la luce. Discepoli e folle radunati ad ascoltare un uomo che dava valore e credito indiscusso e smisurato a loro. Così com’erano. Sgarrupati e beati. Lontani dal tempio, lontani dai centri religiosi, lontani dalle tradizioni dei padri, lontani …. e beati.

Gesù vede nei discepoli, da poco appena chiamati, la risorsa preziosa di sale che conserva l’amore -sua impronta- nel creato donandogli gusto e la scintilla di luce che illumina la città degli uomini. Da lì a poco questi stessi discepoli, lo tradiranno, l’abbandoneranno, non lo capiranno, mentiranno sulla loro amicizia: non importa lui continuerà a dire voi siete il sale della terra e la luce del mondo.

La misericordia gioca d’anticipo. Non il risultato di buone azioni che verranno premiate, ma la capacità di vedere grani di sale e scintille di luce negli “infedeli” uomini. Nel grande discorso della montagna il Maestro Gesù sta insegnando il metodo (la via da percorrere) per vivere le beatitudini, per vivere la pienezza della gioia.

L’aveva detto che le beatitudini comportano pienezza di vita e pienezza d’amore passando per il paradosso della gioia nella tribolazione. Ora dice che i discepoli sono chiamati per divenire ed essere questo segno. Lo dice in anticipo perché quando accadrà il fallimento di questo dono nulla potrà fermare la certezza di rimanere sempre sale e luce.

Addirittura verranno calpestati, come lui è stato calpestato svuotò sé stesso (Fil 2,7), non perché si sarà perso gusto ma per sperimentare fino in fondo, fino alla croce che nulla prevarrà alla resurrezione. Verranno calpestati perché il mondo illusoriamente pensa di trovare sapore e luce negli idoli, tradendo la fede. Percorsi di infedeltà per giungere alla fedeltà? «Non dobbiamo proporci l’impossibile, né tormentarci per non essere capaci di sopportarlo sulle nostre spalle» (D. Bonhoeffer).

Pietro nel suo fallimento nel cortile di Caifa piangerà, ma rimarrà sale e luce. Dio non viene meno alla sua promessa: come faccio fatica a crederlo. Lui mi ama nel mio fallimento continuando a vedere in me la “sua” luce che illumina e gustare in me il “suo” sale che insaporisce.

Lui non mi tradisce. Sono io che tradisco e colpevolizzo gli altri di essere insipidi e tenebrosi. Se capissi che il dono di Dio è tale proprio perché anticipato sempre e non un premio per meriti acquisiti sul campo. Certo non ho la “licenza di uccidere” tanto poi lui mi perdona, ma ho la geniale opportunità di comprendere, per rallegrarmi ed esultare (cfr Mt 5,12), che essere somiglianti a lui significa che sempre, sempre, sempre prima si ama. Poi si perdona.

Sentire negli uomini il sale che rende gustoso ogni rapporto, vedere negli uomini la luce che illumina la notte dell’odio e del rancore è opera di Dio. A costo di morire. Per vedere Dio, nessun uomo può vedermi e restare vivo (Es 33,20) necessario morire a sé stessi. Allora sarò, sarai, saremo luce di resurrezione e vita gustosa.

V domenica del tempo ordinario

05.02.2023

Alleluia, alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;

chi segue me, avrà la luce della vita. (Cf. Gv 8,12)
Alleluia.

Vangelo
Voi siete la luce del mondo.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Parola del Signore.