Chiamati da Gesù, il pastore, ciascuna per nome, con il nome proprio non un fischio, non un codice, non una password. Conosciuti per nome. Identità unica ed eterna.
Chiamati per uscire in spazi aperti, attraverso la porta. Cristo Signore stesso.
Non c’è bisogno di scavalcare furtivamente e abusivamente recinti, che già in sé dicono di chiusura, carcere, condizionamento, ideologia di religione e di nazionalismo.
Chiusi dentro per rimanere schiavi di chi comanda. Invece attraverso di lui entrare ed uscire nella vita, per servire la vita. Addirittura “spinti fuori” da lui, una dolce costrizione, per raggiungere spazi aperti che, indubbiamente, potrebbero far paura, la responsabilità troppe volte fa paura, si preferisce il gruppo, la gang, la casta, il clan rimanendo nell’anonimato, ed attraverso questi operare il male. Invece lui dona sé stesso per il mio bene.
Gesù chiama per nome, come ha chiamato Simone, Zacchèo, Marta, Lazzaro, Maria, Saulo e ti fa uscire.
Ti fa uscire dal porto dove le tue reti lacere che non pescano più. Ti fa uscire dal banco dei tuoi ingiusti guadagni. Ti fa uscire dalla tua cucina, odorosa sì di quotidianità e di familiarità, ma assediata dagli affanni e dalle preoccupazioni vincolate a relazioni solo funzionali. Ti fa uscire dal sepolcro della tua marcescenza. Ti fa uscire dal tuo pianto abbracciando nel giardino l’amore. Ti fa uscire dalle logiche perverse di norme che perseguitano l’uomo e ti dona la sua parola, la sua voce da portare alle genti, ti dona il vangelo da annunciare a tutti popoli.
Ti fa uscire allo scoperto e lì scopri il pascolo delle tue responsabilità. Con la libertà delle tue ferite, con la fragilità delle tue potenzialità, con la fede nel suo misericordioso amore.
Uscirai e potrai rientrare, nella libertà dei figli e delle figlie che scoprono la verità di un Padre misericordioso.
Ladri e briganti, lo siamo tutti quando cerchiamo scorciatoie per raggiungere egoistici traguardi, quando con troppa furbizia camuffata di ossequiosa obbedienza scavalchiamo in recinti della condivisione, della corresponsabilità, dell’umiltà. Prevarichiamo rubando uccidendo distruggendo relazioni.
Ladri e briganti quando tradiamo la nostra vocazione fondamentale: essere umani impastati di umanesimo. Detto altrimenti: santità.
Anche oggi lui ci chiama e ci chiede di uscire dagli ovili blindati delle politiche nazionalistiche, dagli ovili blindati dell’identità etniche, dagli ovili blindati degli pseudo-diritti a far ciò che “piace”.
Ci chiama per uscire ed entrare nella vita da umani, meno dis-umani, seguendo lui, trovando pascolo nel perdono.
Fioritura di ben-essere, pascolo di “essere per il bene”. Ascoltando la sua voce.
IV domenica di pasqua (a)
30.04.2023
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. (Gv 10,14)
Alleluia.
Vangelo
Io sono la porta delle pecore.
Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1-10
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Parola del Signore.