Aveva appena detto e chiesto ai suoi di credergli se non altro per le opere stesse, loro rimangono con il cuore piccolo, con la fede incredula, con la paura dentro, con il germe della vendetta e della violenza dentro (Simon Pietro da lì a poco nel giardino degli ulivi estrarrà una spada e taglierà l’orecchio ad un uomo). Aveva appena donato sé stesso nel servizio totale fino ad inginocchiarsi ai loro piedi e lavarglieli. Aveva appena dato tutto sé stesso a loro mediante il suo corpo e il suo sangue. Aveva mostrato a loro che il regno di Dio li aveva raggiunti quando l’acqua nelle vasche per lavare le parti infime del corpo si trasformò in vino da bere. Aveva chiamato, dialogato, guarito, sanato, perdonato, liberato, accolto, toccato, rianimato. Tre anni a incontrare ed integrare nelle relazioni personali e comunitarie uomini e donne, giovani ed adulti, farisei e pubblicani, sacerdoti e prostitute, casalinghe e pescatori, dottori della legge e paralitici, indemoniati e religiosi, ciechi e visionari, morti e lebbrosi, affamati e assetati. Ma il loro cuore è turbato e vive nel timore. Allora Gesù ancora a dire e a dare pace, pedagogia della infinita maternità paterna del Padre, per acquietare gli interiori mari in burrasca e far imparare dalle opere come amare lo “sbagliato” uomo. Così io agisco e avverrà la pace.
martedì V di pasqua
09.05.2023
Dal Vangelo secondo Giovanni 14,27-31a
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Parola del Signore.