Buona domenica, riprendiamo con oggi appieno il Tempo Ordinario, e ci accompagnerà Matteo con il suo vangelo, raccontandoci di Gesù Maestro che ci guida per sentieri di vera beatitudine.
E come un colpo allo stomaco, in modo diretto subito ci dice e ripete per tre volte: non abbiate paura (non temete); ma come facciamo, veniamo da quattro mesi di paura del prossimo, della società dell’ambiente e mi vuoi dire Tu Signore di non avere paura, di non temere?
Ho paura uscire, ho paura pranzare con gli altri, ho paura viaggiare, ho paura salutare, ho paura… me lo dicono gli esperti: gli altri sono il pericolo. Sartre già ci aveva avvisato: l’inferno sono gli altri…
Eppure mi sembra che la Tua Parola Signore, mi stia dicendo qualcosa di più profondo ed essenziale.
Non abbiate paura degli uomini: estratto di tollerante socialità.
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo: estratto di coraggiosa determinazione.
Non abbiate paura dunque: estratto sintetico di ogni accadimento.
Chiamati ad annunciare, anzi a gridare dalle terrazze che nulla è nascosto e senza senso; appunto ritroviamo il senso di questi mesi di chiusura che ci hanno impaurito ed impoverito: spiritualmente, cioè interiormente ci hanno arricchito di ragionevole fede, perché spogliati di ogni sovraffettazione spettacolistica ed emotivamente non motivata. Quando sono debole è allora che sono forte (s. Paolo).
Abbiamo conosciuto, se lo vogliamo capire, una nuova giovinezza della fede.
La nostra anima si è liberata dagli e degli orpelli barocchi e ci siamo accorti che Dio sta al nostro passo, al nostro fianco, nel nostro intimo anche se non abbiamo frequentato le pubbliche assemblee. L’anima non è stata uccisa, ma potrebbe esserlo ancora fintanto che alimentiamo le Geenne (luoghi dell’idolatria e dello scarto).
Lui non vuole perdere niente di quanto gli è stato dato dal Padre (cfr vangelo di Giovanni), finanche due passeri, che non lascia cadere fuori dalle sue mani (così Matteo si esprime in greco) e i capelli del nostro capo. Noi valiamo molto di più; anzi chi è vicino a me vale ancor di più, gareggiate nello stimarvi a vicenda (s. Paolo), al punto che se soffoco un uomo con l’atrocità di una violenza soffoco Dio: Lui che è il respiro dell’umanità, del creato!
Umanità che vale la morte per e d’amore di un uomo-Dio, Cristo Gesù.
Comprati a caro prezzo (s. Paolo), non ci lascia soli, non ci lascia aver paura, non ci lascia uccidere dalle logiche mondane del potere, arrivistico e menzognero: noi valiamo molto di più che la nostra paura, noi valiamo la Sua fede.
La verità ci è detta in Lui, Lui è la verità e ci vuole liberare da ogni paura che ci è indotta inculcata inoculata attraverso una non cultura della vita: scarto.
Lui non ci scarta, non siamo un rifiuto, nessuno lo è, neanche i due passeri, neanche i capelli.
Siamo noi a dimenticarci di questa gioiosa responsabilità, cioè gioiosamente rispondere a Lui con fede, non creduloneria ma fede, anche nella tempesta, anzi proprio nella tempesta. Non è stupidità, non è oscurantismo, non è goffaggine: è fede nel Padre che vive con noi e sperimenta con noi l’umano, sta con noi fino alla nostra morte e nella nostra morte sperimenta con noi la lacerazione degli affetti, e ci dona la resurrezione.
Se non ci dimenticassimo di questo potremmo vivere nella fede all’uomo nel quotidiano di ogni quotidiano, cercando di costruire il Regno disintossicato da ogni perversa e pervertita paura, liberato da catene di odio e sospetto.
Vivere, diceva Magdaleine Delbrel, “come missionari anche accalcati nel metrò dicendo: «Signore, i miei occhi, le mie mani, la mia bocca sono tuoi. Questa donna così triste davanti a me: ecco la mia bocca perché tu le sorrida. Questo bambino quasi grigio, tanto è pallido: ecco i miei occhi perché tu lo guardi. Quest’uomo così stanco: ecco tutto il mio corpo perché tu gli lasci il mio posto, ed ecco la mia bocca perché tu gli dica dolcemente: “Sedetevi”. Questo ragazzo così fatuo, così sciocco, così duro, ecco il mio cuore perché tu lo ami, più di quanto non lo sia mai stato…»”. E, parafrasando san Giovanni della Croce, “si semina Dio all’interno del mondo, sicuri che germoglierà da qualche parte, perché: «Dove non c’è amore, mettete amore e raccoglierete amore»”.
Ricominciamo a non dimenticarci.
Liturgia della Parola
Antifona
Il Signore è la forza del suo popolo
e rifugio di salvezza per il suo Cristo.
Salva il tuo popolo, Signore,
benedici la tua eredità,
e sii la sua guida per sempre. (Sal 27,8-9)
Prima Lettura
Ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.
Dal libro del profeta Geremìa Ger 20,10-13
Salmo Responsoriale
Dal Sal 68 (69)
R. Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.
Seconda Lettura
Il dono di grazia non è come la caduta.
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani Rm 5,12-15
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito della verità
darà testimonianza di me, dice il Signore,
e anche voi date testimonianza. (Gv 15,26b.27a)
Alleluia.
Vangelo
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 10,26-33
Antifona alla comunione
Perfino i capelli del vostro capo sono contati;
non abbiate timore: voi valete di più
di molti passeri!, dice il Signore. (Mt 10,30-31)