Immagino e vedo Pietro, la roccia, gridare Adonai salvami, con quale forza, con quale rabbia, con quale angoscia, con quale umiliazione.
Pochi istanti prima, d’imperio con saccenteria e sfrontatezza, ordina al Signore “comandami” mosso dalla ideologica e pagana credenza dell’onnipotenza divina: Dio a servizio dei deliri miracolistici, tentazione satanica che Gesù ha vinto; ma Pietro, l’uomo, noi…?
E poi, poco dopo, nella chiara ed evidente prospettiva della morte chiede aiuto non per miracolo ma per fede, non per spettacolarità di effetti speciali ma per riconoscenza dell’affetto compassionevole di Dio: che ascolta il grido dei poveri e degli oppressi (cfr Esodo 2,23-24 e Neemia 9,27), Pietro in questa situazione è veramente diventato oppresso e povero, sta per morire, sta per soccombere sotto il peso di una natura più potente dell’uomo, se ne rende conto. Ma fin a quando se ne renderà conto?
Anche noi sotto il peso di una pandemia abbiamo gridato a Dio, abbiamo pianto, abbiamo sperato in una salvezza planetaria, abbiamo illusoriamente sfidato la natura: se sei Dio comandami, rendimi come Te e Tu Signore subito rispondi ed ordini “coraggio sono io…vieni”; eppure come Pietro non ci è bastato vogliamo che lo spettacolo della inutile e mortifera forza umana continui, show must go on, andrà tutto bene…fede relegata a religioso pubblico spettacolo.
Arrivavano i discepoli dal gongolamento del “successo” convinti di aver finalmente sfondato sull’arretratezza dei conterranei tutti mangiarono e furono saziati (Matteo 14,20): loro, i discepoli, e le folle avevano “sperimentato” Dio, potere assicurato e dominato. Invece senza capire Gesù che ha sfamato per compassione non per populismo, per prossimità non per potere, per sviluppo integrale dell’uomo non per plagio, per dono non per convenienza, per commiserazione (misero con i miseri) non per vanaglorioso successo. “L’uomo non troverà la pace interiore finché non imparerà ad estendere la sua compassione a tutti gli esseri viventi.” (A. Schweitzer)
Ma è necessario, per capire noi oggi il nostro discepolato, ricordare la dinamica degli eventi che i discepoli dell’epoca vissero: prima il voler congedare la folla -ignavia, incapacità, sconvenienza-, poi -dopo la divisione dei pani e dei pesci- il voler rimanere con la stessa per ricevere gli onori; ma Gesù invece li costrinse ad andare via da lì, anzi li costrinse ad attraversare il lago e veramente allontanarsi dal “palcoscenico”, Lui Gesù congedò la folla con lo stile di com-passione, non con il plauso e l’ovazione.
Non pubblicità della fede, ma esercizio di silenzio (esercizi spirituali!?) e di lotta addirittura li costrinse a salire sulla barca per andare sull’altra riva, cambiare luogo, andare oltre e psicologicamente cambiare sguardo allontanandosi da un “luogo comune” per vivere esperienze nuove in luoghi nuovi: conversione.
Gesù aveva insegnato ad avere compassione e a condividere con tutti senza esclusione di merito, di censo, di età, di sesso, eppure ancora una volta la vicenda aveva sortito effetto “carro dei vincitori” con Dio uber alles e mit uns, abbiamo Dio soprattutto e con noi, quindi possiamo…
E qui la natura si scatena per inficiare le nostre vittorie e rendere manifesto il nostro inganno su Dio; durante la traversata tra un prima e un poi, tra un vociare acclamante di folla e la silenziosa solitudine della notte, la necessità del discernimento nella situazione di crisi il vento forte e infatti contrario: da che parte stare, a che santo votarmi, quale ologramma morfeico evocare –è un fantasma-, quale divinità invocare il Dio Gesù Cristo o un altro -il dio dei padri che sono morti, il dio delle candele-? Signore se sei tu comandami di venire.
Sono io, come a dire non riuscite a conoscermi nella carne fragile, nelle lacrime piante sul popolo, nei segni di perdono e ora non mi riconoscete neanche nei segni prodigiosi di dominazione del creato: quale Dio a vostra immagine cercate? Quale idolo volete?
Guardami Pietro, guardami Michele, dice Gesù, guardami e vedi in me l’umanità piagata, se vedi questo vedi il Padre mio, vedi Dio e non affonderai mai.
Non distrarti Pietro, non distrarti Michele mi perdi e perderai il volto divino dell’uomo ed il volto umano di Dio, però non ti lascerò orfano (cfr Giovanni 14,18), ancora ti verrò a bussare alla porta (cfr Apocalisse 3,20) ancora ti afferrerò e ti porterò in salvo.
Guardami e vedrai la salvezza. Ti salverò. Infatti il vento cessò.
Buona domenica Amiche e Amici.
s. teresa benedetta della croce (edith stein)
co-patrona d’europa
domenica XIX T. O.
dmc 09.08.20
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia, attendo la sua parola. (Sal 129,5)
Alleluia.
Vangelo
Comandami di venire verso di te sulle acque.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 14,22-33
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Parola del Signore