Ancora la vigna nelle parabole di Gesù, stavolta parla di se stesso, è il Figlio del padrone che sa di non essere apprezzato al punto di venir cacciato via e ucciso, per avere noi la sua eredità: se non fosse che tutti ci scandalizzeremmo per questo, sarebbe proprio ironico scoprire che questa eredità nessuno l’ebbe, che ad un Figlio ucciso il Padre non lasciò eredità agli uccisori, non corrispose vendetta ma apertura a nuovi mondi, a nuovi popoli.
Il padrone quando dunque verrà? quei malvagi, li farà morire miseramente…
Ma qui sta già la differenza, il delta tra il nostro umano (bestiale) modo di applicare la legge della vendetta li farà morire ed il methodos (methà odòs oltre la via, attraversare la via, camminare nella via: metodo) del padrone-Padre (divino) di non far morire nessuno ma di spalancare il regno all’infinito eterno.
Nella parabola raccontata, Gesù magistralmente ci conduce a ragionare secondo logiche di storie passate, i verbi sono tutti al passato remoto, forse per stimolarci a rileggere sempre le nostre storie vissute in cui malvagità e desiderio di benignità nella vita futura si amalgamarono, avendo reso, a volte, contraddizione e ambiguità la cifra del vivere (esame di coscienza?); invece coniuga il verbo al futuro, avranno rispetto, quando l’uomo-padrone-Padre decise di mandare il Figlio ad indicare la scelta sempre prossima e reformanda di accoglienza e di ri-conoscenza, scelta di conversione e di perdono rinnovato.
Decisione del Padre, caparbia e ostinata, disattesa comunque troppe volte, etsi Deus non daretur (come se Dio non ci fosse), da una umanità che predilige essere schiava di una scelta di (il)libertà piuttosto che essere libera in una servitù di fraternità: nell’ “avranno rispetto” abita la pienezza della speranza dell’uomo-Padre di attendere la conversione dei contadini bestiali in umani custodi della vigna, collaboratori di fruttificazione planetaria.
Bestiali nel dimenticarci del nagorno karabakh, del mediterraneo, di lesbo, del libano, dell’africa sahariana, dell’india del nord, dei globalizzati slums, degli “invisibili” poveri delle nostre città -e non solo quelli delle “periferie”-, della madre che si arrende ed un bambino non nascerà (r. zero), delle politiche urlate e degli insulti usati per annientare, della finanza (in)umana, della personalizzazione (più che privatizzazione) della sanità, del lavoro che non c’è…
Avranno rispetto per mio Figlio! Non è una domanda che il Padre pone, è un asserto confidente nel tradimento dell’uomo prima che il gallo canti tu mi rinnegherai tre volte (passione di matteo) e, al tempo stesso, divinamente longanime lento all’ira e grande nel perdono misericordioso ricco di benignità e fedeltà (cfr esodo 34,6): asserto che dice alla sapienza umana di guardare l’umanità con occhi di Padre.
Siamo noi i figli di questo “imperdonabile” Padre che perdona: noi apprezzeremmo una vendetta e lui ci dà il regno che frutta la vita d’amore a tutta l’umanità.
Il Figlio suo, Gesù, è stato ucciso e lui ci dà la speranza della resurrezione.
I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo non lo vollero capire e non lo capiscono: il potere si struttura sulla deterrenza di una punizione violenta, cosà farà…li farà morire miseramente alimentando culture di (dis)umano odio e legale (in)giustizia, mentre il perdono disarma fruttando libertà.
A noi figli è richiesto di addiscepolarci a questa scuola in cui lo scarto è la pietra angolare.
Il Padre ama creando recupero dai rifiuti sociali: divino master di green economy.
domenica XXVII T.O.
dmc 04.10.2020
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga. (cfr. Gv 15,16)
Alleluia.
Vangelo
Darà in affitto la vigna ad altri contadini.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 21,33-43
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!.
Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!.
Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Parola del Signore