La chiave di volta, la chiave di lettura vitale, capire che questa paga -ricompensa- non è uno stipendio in differita, non è un tanto quanto, ma è vivere al cospetto:
della povertà -piccolezza, debolezza, fragilità contro l’onni(in)potente delirio omicida-, bisogno di ogni altro da me bisogno di ogni cura ed essere cura, il ricco prende e non cura;
delle lacrime, capacità di compromettersi con il disagio;
della mitezza, nell’audacia di una violenza del contagio del bene, sapienza dell’imitazione a Cristo Gesù;
della giustizia, riscatto di dignità collocando l’amore fraterno davanti ad ogni scelta di vita;
della misericordia, nella capacità di intelligere (leggere dentro) nel quotidiano la miseria dei cuori;
della limpidezza del cuore, trasparenza di Dio nell’agire di ogni gesto, visione “Altissima” attraverso il piccolo nostro agire;
della pace, gustare la resurrezione nella banalità del male, nelle ferite inferte dal nemico la forza dello Spirito che salva e trasfigura;
della persecuzione, perché ami, nella verità, l’umanità senza differenziazioni di sorta senza ideologismi religiosi senza aggettivazioni venendo deriso ridicolizzato bullizzato;
questo è il regno dei cieli qui e ora.
Vivere nell’adesso del regno ed è questa la ricompensa, lo stipendio della non-ricompensa: vivere sulla scorta di una gratuità retributiva, cioè gratificati dalla grazia di essere non disumani.
Più che vivere al cospetto è vivere nella beatitudine di essere umano.
cfr Mt 5,1-12a
domenica XXXI settimana T. O.
dmc 01.11.20