non sapete né il giorno né l’ora

Stiamo aspettando che questa strage finisca. Stiamo aspettando il giorno e l’ora. Ci industriamo in dati, analisi, negazionismi, pietismi, polemiche e forse stiamo perdendo il senso del nostro quotidiano fidarci. Non fideismo bieco e fondamentalista, ma fede che il tempo vissuto è il tempo della vita, tempo della grazia. Necessariamente “la fede ci chiede di fidarci” se non crederete non avrete stabilità (isaia 7,9), ci chiede di fidarci del cambiamento. Cambiamento per essere stabili, saggi, sapienti.

Di questo si tratta di cambiamento, ma ogni cambiamento porta in sé il carico di una morte. Una frattura. Uno iato. Un prima e un poi. Purtroppo a volte in questo tempo, intervallo tra il prima e il poi, dilatazione tra il cambiamento d’epoca e l’epoca cambiata, ci si assopisce nella stoltezza non cogliendo il grido della novità: arriva lo sposo!

Mentre, appunto, se il prima il poi fossero vissuti nella veglia si potrebbe dare al metro del cambiamento la cifra differente. Differente stile di vigilanza frutto della conversione, “il mondo cerca la gioia ma non la trova lontana da Dio… Il segreto della felicità è di vivere momento per momento, e di ringraziare il Signore di tutto ciò che Egli, nella sua bontà, ci manda giorno per giorno” (gianna beretta molla).

La stoltezza obnubila già da sé la necessaria saggezza per comprendere che “bisogna morire”. Perdiamo il senso del limite presente. Perdiamo, dimentichiamo l’olio che servirebbe ad illuminare le lampade della abbuiata coscienza.

Di questo si tratta di differente vigilante fede rispetto all’indifferente assopita mondanità. Essere possibilità di differenza, essere differenza tra stoltezza e saggezza. Per i discepoli credere, aver fede, è credere alla verità della vita incarnando amore in ogni scelta, anche quella, anzi proprio quella di morire all’intorpidente egoismo. In Gesù Cristo Signore amore e verità sono unificati, amore abita verità e chi si fida di lui intravede la verità amando: anche quando la realtà sembra impedirlo.

Urge uno sguardo differente sulle notti profonde dei nostri giorni: a mezzanotte, cioè nell’apice della notte, nella vertigine del non-senso il grido si leva: arriva lo sposo! Lo sposo arriva per farci accendere la luce sulla notte. In questa pandemia noi possiamo ancora amare. Veramente.

Di questo si tratta di una vera illuminazione della notte, di un cambiamento di abitudini e costumi,abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato” (p. francesco). Non vogliamo capirlo? Continuiamo a prometterci che tutto tornerà come prima.

Vorremmo svegliarci dal torpore senza l’olio del senso e, come le stolte della parabola, chiedere alle sagge di andare incontro allo sposo di novità, spogli di ogni conversione, spogli di ogni desiderio di fertilità. Vorremmo andare incontro allo sposo senza la verginità saggia, immediatezza di fecondazione, stile generativo per vita nuova. Vorremmo sorpassare il tempo e lo spazio come se nulla fosse accaduto. Delegando ad altri di generare il nuovo, possibilmente lasciandoci il vecchio, idolo di comoda e stolta consolazione, vorremmo il mondo sano intossicandolo di stoltezza.

Saggezza vorrebbe che nessun tempo, giorno ed ora differiti possano: distoglierci dalla limpidezza di osservazione sul mondo per vederne le ferite e sanarle; alienarci dalla destrezza nel servire verità in una (in)consolidata antropologica menzogna; rallentarci nella prontezza di correre incontro all’umanità che viene con le sue urla; separarci dall’amore.

La fede attendente forse ci sta preparando a svegliare le indifferenze del cuore per tornare ad essere umanità. Umanità che nel giorno (sconosciuto) del giudizio ma conosciuto nell’oggi della vita saprà riconoscere se stessa nel bisogno di se stessa. La strage è finita.

Buona domenica.

domenica XXXII T.O.

dmc 08.11.2020

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Vegliate e tenetevi pronti, perché,

nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. (Mt 24,42a.44)

Alleluia.

Vangelo

Ecco lo sposo! Andategli incontro!

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: “Ecco lo sposo, andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”.

Ma le sagge risposero: “No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità vi dico: non vi conosco”.

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

Parola del Signore


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