Iniziamo a riiniziare, ogni avvento, Amiche e Amici, potrebbe (dovrebbe) prendere questa tonalità. Un ricominciare proprio per amore del vero, per amore della bellezza, per amore della scivolosa umanità, per amore di dio. Un riiniziare ad attendere l’atteso: l’amore. Senza specificazioni e senza aggettivazioni, gioia pura.
È passato un anno liturgico con una scansione lenta e frettolosa, distesa e serrata, profetica e consuetudinaria.
È passato un anno in cui c’è stata data la possibilità di diventare umani: il potere c’è stato dato, dal padrone della vita, di corredare la vita di gioia. Ma a quanto pare questa gioia tarda a palesarsi, tarda ad emergere dal di dentro di noi. Alienante non (voler) riconoscere questo potere di vita: potere per la vita. “Pensiamo anche a coloro -specialmente ai giovani- che hanno smarrito il senso della vera gioia, e la cercano invano là dove è impossibile trovarla: nell’esasperata corsa verso l’autoaffermazione e il successo, nei falsi divertimenti, nel consumismo, nei momenti di ebbrezza, nei paradisi artificiali della droga e di ogni forma di alienazione.” (benedetto XVI angelus 17 dicembre 2006)
È passato un anno in cui la visione distorta del ben-essere ha suscitato un non credibile desiderio di ritorno ad una “normalità” ante. Vorremmo che la gioia ci sia data dall’esterno, come un pacco acquistato agli “incredibili sconti” del black friday, anzi neanche acquistato ma doverosamente datoci per diritto.
È passato un anno durante il quale abbiamo, globalmente perso la visione dell’uomo: abbiamo invocato pace e tutela del creato ed abbiamo trattato la “salvaguardia” di interessi nazionalisticamente privati (cina, stati uniti, turchia, egitto, amazzonia, brexit…).
È passato un anno in cui abbiamo dato un colpo di spugna all’arte, alla cultura, alla scuola: invocando tutele per le fasce deboli abbiamo interrotto percorsi di diritto e di emancipazione. Abbiamo preferito sciallarci sulla spiaggia estiva invece di curare il prossimo. Stiamo preferendo le bianche piste (o piste bianche!) rispetto a vie di solidarietà.
Allora si fa forte il grido proclamatoci nella prima lettura da isaia: “Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti.” La convinzione si faccia forte, però tra noi, che lui scende certo e lo farà, il suo natale è la realizzazione storica di questo mistero, di questa gioia. Lo fa e lo farà per amore delle tribù, cioè delle comunità dove uomo e donna sono custoditi ed integrati dentro a relazioni di verità.
Non addormentiamoci, non lasciamo che questo anno definito da troppi terribilis perda il senso del nostro vivere, dentro evidentemente anche ai paradossi da noi stessi costruiti. Non è un anno da dimenticare, anzi è da tenere vivo nel cuore per renderci conto che, quando ci addormentiamo -gli ozi di cana-, dimentichiamo la nostra altissima dignità di figli e figlie dell’unico padre, il quale desidera (chiede) di prendersi cura del fratello e della sorella.
Non addormentiamoci perché il torpore annienta la nostra, pur fragile, umanità.
Non addormentiamoci, vegliamo nella notte del dolore e sveliamoci in volti di gioia. Svegliamoci in aurore di autentica fraternità e sveliamoci nell’amicizia con il povero, ai “feriti della vita ed orfani della gioia” (cfr profeta sofonia) annunciamo la nostra conversione: ci accorgiamo dell’altro.
Partendo proprio da questa liturgia domenicale, che condividiamo e celebriamo, proviamo ad accorgerci che qualcosa di nuovo sta germogliando in ognuno di noi; citando ancora papa benedetto XVI: “la gioia che la liturgia risveglia nei cuori dei cristiani, non è riservata a noi soli: è un annuncio profetico destinato all’umanità intera, in modo particolare ai più poveri, in questo caso ai più poveri di gioia! … L’invito alla gioia non è un messaggio alienante, né uno sterile palliativo, ma, al contrario, è profezia di salvezza, appello ad un riscatto che parte dal rinnovamento interiore.” (angelus 17 dicembre 2006)
È una storia differente e fa la differenza della storia rendere la nostra umanità riconciliata con se stessa e con cristo. È rinnovamento. È attenzione ad un evento -l’evento- che accade per noi: viene gesù per renderci nuovi. Umani servi dell’umana storia.
Non addormentiamoci.
Buona domenica.
I domenica d’avvento – anno B
dmc 29.11.2020
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza. (Sal 84,8)
Alleluia.
Vangelo
Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Parola del Signore