Ma ciò non ostante l’occhio della mente risale nello spazio per ricercarvi il punto favoloso del veicolo lunare, tanto la sua inconcepibile realtà, ancora una volta, ci riempie di stupore e di ammirazione. Un grido di meraviglia vorrebbe esprimersi in un canto di pienezza spirituale. Due temi lo ispirano: l’uomo e Dio.
L’uomo, questo atomo dell’universo, di che cosa è capace! Onore all’uomo! Onore al pensiero! Onore alla scienza! Onore alla tecnica! Onore al lavoro! Onore all’ardimento umano! Onore alla sintesi dell’attività scientifica e organizzativa dell’uomo, che, a differenza di ogni altro animale, sa dare strumenti di conquista alla sua mente e alla sua mano. Onore all’uomo, re della terra ed ora anche principe del cielo. Onore all’essere vivente, che noi siamo, il quale in sé rispecchia il volto di Dio, e dominando le cose obbedisce all’ordine biblico: cresci e domina. Da secoli l’uomo sta meditando il suo enigma : conosci te stesso. Oggi egli progredisce, sì, nella scoperta di se stesso: egli è il «figlio che cresce» come dice la Bibbia (Gen. 49, 22). L’uomo vede in sé rispecchiato il suo invisibile mistero, lo spirito immortale, e sperimenta il suo premente destino naturale: progredire. Non è infatuazione ambiziosa; è risposta alla vocazione dell’essere suo, che nello stesso tempo impara a leggere nel cosmo l’esigenza d’un principio creatore pensante ed attivo, misterioso, silenzioso, eterno ed onnipotente: lo stesso squallore desolato, e pieno di realtà e di leggi, del satellite esplorato, la suggerisce. Quale meditazione! Il canto trova nel salmo il suo verbo sublime: «I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annuncia le opere delle sue mani» (Ps. 18, 2).
Oltre ogni meraviglia pregare è bello.
dall’angelus di domenica 7 febbraio 1971