Buona domenica amiche e amici, ascoltiamo ancora una volta in questo tempo natalizio, il prologo di giovanni: solenne, austero, filosofico e storico.
Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Venne a piantare la sua tenda (attendarsi) in mezzo alle genti, venne prendere una dimora stabile in mezza alla storia, in mezzo al tempo. Dall’eternità senza tempo al tempo per l’eternità della carne. Al tempo della concretezza della carne.
Giovanni ci dice che noi abbiamo contemplato questa gloria, questo mistero.
Cosa abbiamo contemplato? Quale gloria? La concretezza della nostra vita, il senso della vita.
Abbiamo visto, vediamo da discepoli testimoni, la carne di dio nella carne degli uomini: questa è luce che abbaglia, che tramortisce per rigenerare ad una visione nuova della vita. Questa è luce di dio, questa è la nostra carne. Questa è la discesa di dio nella persona umana, s. paolo parla di kenosi (svuotamento), perché la persona umana diventi dio. L’uomo sale a dio, ascende. Visione di gloria.
Eppure il mondo non lo ha riconosciuto, è il dramma dell’uomo ed è il “dramma di dio” (von balthasar). Il suo amore crocifisso, lui crocifisso, che è testimonianza del possibile perdono per costruire il mondo nella logica della gratitudine, non è accolto. Non è immediatamente riconosciuto.
Eppure è pienezza di ricezione di grazia su grazia. Gratuità pura. Gratuità di dio. Dio ci è gratuito e vorremmo comprarlo con le regole della religione. Dio entra nella storia ed è un “caso serio”, che interpella la libertà e che si contrappone ad ogni possibile linea di “cristianesimo anonimo”, dove rispondere o non rispondere ad un’eventuale rivelazione divina sembra quasi indifferente. Fede delle e nelle regole.
Dramma di dio.
Nella scena della vita tout court e conseguentemente nella scena della fede l’auto-convincimento della propria autosufficienza, il farsi dio senza credere in dio, abbaglia all’inverso il lume della ragione. Pensarsi dio senza pensare dio. Mi pare che questo ci allontani dalla gioia di vedere la gloria. Di vedere l’umanità.
La planetaria precaria attualità politica, gestita da poteri indifferenti ai bisogni di dignità dell’uomo, ci richiama costantemente a scegliere da che parte stare. La “soglia della povertà”, così eufemisticamente valutata dagli osservatori, forse al posto di aprirci il percorso per l’incontro con la carne dell’uomo, con la carne di dio, ce lo chiude. La (non) cultura dominante non ci fa entrare per la soglia della cura.
Rischiamo costantemente di adottare, quale modello di sviluppo economico, l’autocrazia individuale ed individualistica che, pur rendendoci conto che ci ha già fatto precipitare in un baratro, presiede e presidia distruggendola ogni libertà d’amore.
“Quando la Chiesa, instancabilmente, ascolta, guarisce, riconcilia essa diviene ciò che di più luminoso è in se stessa, una comunione d’amore, di compassione, di consolazione, limpido riflesso del Cristo risorto… Essa può diffondere l’umile fiducia della fede”. (roger schutz)
La fede, ci dice il mistero del natale, è accoglienza del verbo che si è fatto carne, è accoglienza di umanità. Dirsi ed essere discepoli del verbo è dirsi ed essere discepoli di accoglienza. Dio entra nella storia, la sua presenza si pone come un appello rivolto alla coscienza dell’uomo perché risponda alla rivelazione del dono. Allo svelamento (apocalisse) della gloria della nostra vita: essere umanità.
Contempliamo questa gloria. Siamo umanità che cura l’accoglienza di dio.
II domenica di natale – anno B
dmc 03.01.2021
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti; gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo. (Cfr. 1Tm 3,16)
Alleluia.
Vangelo
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Dal vangelo secondo Giovanni Gv 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore