Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male

Due donne, due vite, due storie. Due sofferenze, due ventri che non possono generare, la donna che aveva perdite di sangue da dodici anni e la bambina che sta morendo. Due donne che, in modo differente e con mediazioni differenti, si avvicinano alla grazia che da vita, alla presenza che da il senso alla vita: Gesù maestro.

Gesù, considerato dapprima taumaturgo per una privata salute fisica, cercato per essere toccato e per toccare, trasforma il toccare in un gesto di conoscenza di relazione, alza la dignità del gesto in un incontro, in un dialogo, chi ha toccato le mie vesti? Traduce, per me e per te, la fisicità del toccare in una ricerca dell’umano: diviene salvezza.

Quante volte mi è capitato di trovare per strada qualcuno che, riconoscendomi sacerdote, mi chiede una benedizione, quasi fosse un gesto “magico”, quante volte percepisco, nel profondo, la necessità di fermarmi e di andare oltre la benedizione. Salutare, presentarmi, chiedere il nome, intessere un pur minimo e semplice dialogo.

Anche Giàiro, per la sua figlioletta, venne e chiese a Gesù la necessità di un incontro profondo, intimo, domestico e condiviso: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva. Gesù andò con lui, Gesù accetta nella misura in cui la domanda di contatto è mossa da umanità e da condivisione, molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Un contatto che si fa vita. Si fa comunità.

Ma la comunità porta in sé ancora altri feriti, altri limiti, altre sofferenze: ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni… venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello.

La folla-comunità che stringe in sé una donna che aveva molto sofferto manifesta la fragilità permanente dell’umanità, manifesta la debolezza della Chiesa che porta in sé, sempre, sempre, sempre le perdite di sangue. Una Chiesa sanguinante, una Chiesa lacerata dalle piaghe della carità è la verità al mondo della (im)perfezione di Cristo crocefisso: il sangue di Cristo ed il sangue della donna-chiesa sono il simbolo della lotta per la costruzione di un mondo pacificato, va’ in pace e sii guarita dal tuo male.

Custodendo e curando, come patrimonio prezioso, le sanguinanti ferite la Chiesa diviene salutare e germinatrice di vita. Piena. Fruttuosa. Gioiosa. Per nulla e per mai più sterile. In mezzo alla folla, senza paure e ideologismi dogmatici, la Chiesa si fa toccare e tocca. Per liberare e guarire. Per pacificare e generare vita.

Si tratta di carità evangelica in senso stretto e ampio. Senza esclusione di sorta. Senza soluzione di continuità. Giàiro e la sinagoga, la figlioletta “morente”, gli increduli tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “chi mi ha toccato?”, i beffardi e lo deridevano, i disfattisti tua figlia è morta perché disturbi ancora il Maestro?, la donna sofferente, la folla indistinta, i discepoli, gli apostoli “prediletti”, tutti partecipano al Vangelo. Tutti interloquiscono con il Signore. Tutti sono vangelo. Tutti sono il presente di Dio.

Sanguiniamo e moriamo eppure abbiamo paura di toccare e di farci toccare dall’umanità. Siamo ancora, forse per grazia!?, in cammino per comprendere cosa sia la carità di Cristo. Chi sia la carità: Gesù maestro.

È necessario camminare per le strade del mondo tra la folla per poter comprendere il messaggio evangelico di oggi, per guarire le ferite di oggi: va’ in pace e sii guarita dal tuo male.

È necessario entrare nell’intimità più profonda con le persone, entrato nella casa di Giàiro e della sua famiglia, per poter sperimentare la debole e fragile e potentemente simbolica e risvegliante parola del Signore Talità kum, dico a te, fanciulla (piccola e piccolo, che ancora devi crescere, che ancora hai da vivere): alzati. Dico a te, sì proprio a te (amica e amico), alzati. Vivi la pace. Genera l’amore.

Entrando in confidenza nella casa, nel luogo dove abita l’uomo, come nelle piazze, sperimento la potenza fragile dell’amore che fa rialzare.

La venerabile Delbrel diceva a proposito della carità vissuta:La carità è più che il necessario per esistere, più che il necessario per vivere, più che il necessario per agire; la carità è la nostra vita che diviene vita eterna. Quando tralasciamo la carità, noi tralasciamo la vita. Un atto senza carità è una morte subita, un atto della carità è una risurrezione immediata. Tutto può servire alla carità, senza di lei tutto è sterile e prima di tutto noi stessi.”

Alzati e va’ in pace. Nasce la pace. Nasce la libertà.

domenica XIII – anno B

dmc 27.06.2021

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(Cf. 2Tm 1, 10)

Alleluia.

Vangelo

Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

Dal Vangelo secondo Marco Mc 5, 21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Parola del Signore.


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