e noi che cosa dobbiamo fare?

Rude, sprezzante, oltre e fuori gli schemi, anarchico, isterico così si potrebbe sintetizzare Giovanni Battista: eppure folle, pubblicani e soldati ne erano attratti ed andavano da lui a farsi battezzare. Addirittura l’evangelista Matteo così descrive accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano”. Un “tutta” che è significativamente importante: il desiderio di cambiamento generalizzato.

E noi?

E noi troppe volte, storicamente, Giovanni lo abbiamo rifiutato, ritenendolo un esagerato radicalista, anzi un fondamentalista: vesti peli di cammello e si nutre di locuste e miele selvatico.

Niente di tutto ciò.

Giovanni è il profeta concreto che concretamente indica soluzioni concrete a domande idealistiche: e noi, che cosa dobbiamo fare? Come se le soluzioni alle questioni sociali e di coscienza (quanto manca oggi…) si potessero risolvere con un’immersione nell’acqua.

Che cosa dobbiamo fare per vivere da onesti? Che cosa dobbiamo fare per vivere nella luce? Rivolte, movimenti politici di rinnovamento (ricordiamo la “rottamazione”?), aggregazioni più o meno spirituali di purificazione, stili di vita radicali…?

Niente di tutto ciò.

Ai pubblicani, corrotti collaborazionisti dell’Impero oppressore, il Battista, chiamato da loro Maestro come a dire di un riconoscimento morale alto, dice non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato: non servono grandi ribaltamenti per convertirsi, non serve nemmeno cessare la propria “disonesta attività”, serve non esigere di più.

Se un povero ha fame il mio pane avanzato sta a significare che ho sbagliato la valutazione dei miei bisogni: io ho troppo e lui ha fame. Basta condividere, rimanendo comunque ricco e peccatore! Paradossale vero?!

Ai soldati, uomini del potere armato e violento e corrotto, il Battista non dice deponete le armi, fate l’amore non la guerra, il peace and love di sessantottina memoria: dice non maltrattate non estorcete e vi basti ciò che avete accontentatevi. Le armi mezzo di difesa e deterrente, non come strumento di attacco e terrore e stupro. Ci basti quello che abbiamo, anche armati e i poveri saranno meno e la pace sarà (è) tangibile. Paradossale vero?!

E noi che cosa dobbiamo fare?! Forse invitare qualcuno che non ce la fa al nostro pranzo domenicale sarebbe già la rivoluzione. Sarebbe già il battesimo di conversione. Sarebbe l’immersione nel mondo misericordioso di Dio. E rimarremmo comunque ricchi.

III domenica di avvento – anno c

dmc 12.12.2021

Alleluia, alleluia.

Lo Spirito del Signore è sopra di me,

mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. (Is 61, 1 (cit. in Lc 4,18)

Alleluia.

Vangelo

E noi che cosa dobbiamo fare?

Dal Vangelo secondo Luca Lc 3,10-18

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore.