qualsiasi cosa vi dica fatela

Fare qualsiasi cosa detta da Gesù, un’obbedienza cieca alla bontà.

In Gesù non ci fu traccia di male la sapienza non entra in un’anima che compie il male né abita in un corpo oppresso dal peccato (Sap 1,4); anche se obbligato da sua madredonna che vuoi da me?– Gesù intraprende sempre vie di soluzione attraversando i paradossi dell’ordinario: da non hanno vino al divenire vino dell’ebbrezza dall’acqua per lavarsi.

L’obbedienza a lui che non dice di “buttarci nel pozzo”, per affogare nella cisterna delle cose passate e stantie, ma ordina di prendere l’acqua dalle cisterne e portarla “a chi comanda” e chi comanda, se è attento e pronto alle cose nuove, invece dell’acqua assaggerà vino.

Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo! (Mc 9,7). Anche il Padre comanda di ascoltarlo, la madre nella carne Maria e “il Padre nella stessa sostanza” forse ci indicano la doppia ed inscindibile dimensione del nostro Dio: paternità e maternità.

Sentire la parola obbedienza quanto ci infastidisce. Eppure a Cana i servi hanno obbedito e la festa di nozze, intristita dall’assenza di vino, come a significare uno stallo per cui è venuta a mancare la speranza di futuro, diventa gioia piena per tutti. Obbedire a Cristo obbedire all’uomo.

La sponsalità segno caratterizzante di chi vive la relazione con festa perché l’altro gioisca. La sponsalità cioè festa, gioia, fertilità, passione, carnalità della fedeltà, è la caratterizzazione che la Chiesa –Gesù con i suoi discepoli- dovrebbe manifestare con segni principale nel suo essere sposa dell’umanità. Questo fu l’inizio dei segni, il principio, il principale per manifestare al mondo da che parte sta il Dio in cui crediamo e i suoi discepoli credettero in lui, sta a Cana di Galilea in uno sposalizio.

A Cana, dal verbo ebraico qanah che significa costruire, fare, ottenere ex novo ed in Galilea appunto, dove “abitano e transitano e migrano” i popoli –galil- misti, meticciati, lontani e poco conoscitori della legge dei padri, avviene il segno principale. In una casa dove si fa una festa per generare la vita nuova. Dove ci si sposa per amare. Fertilità. Da lì parte la pastorale della Chiesa dei discepoli di Gesù.

L’ in principio costante della creazione nuova. Sempre a ricominciare a creare “novità di vita” (dalla liturgia pasquale) dove le assenze sembrano sigillare morte il credere ribalta la speranza.

La festa in casa di lontani poveri di risorse è il terreno in cui abita la gloria di Dio. È l’ora della possibilità della testimonianza, del martirio.

È l’ora in cui la Chiesa dei discepoli di Gesù può “con-vivere” con il presente della storia. Ambiti di crisi non hanno vino, nei luoghi concreti del vivere, sono il tempio di Dio in cui i credenti sanno trasformare acqua non potabile in vino per l’ebbrezza.

Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10) e la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11) sono il continuo del principio della testimonianza della carità. Gesù, attraverso la notevole capacità della Madre di valutare le situazioni di crisi, mostra, ai suoi discepoli, il senso del con-vivere con l’umanità di adesso. Dove c’è assenza di vita piena lì la carità crea. A Cana di Galilea.

Buona domenica.

domenica II settimana tempo ordinario

dmc 16.01.2022

Alleluia, alleluia.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,

per entrare in possesso della gloria

del Signore nostro Gesù Cristo. (Cf. 2Ts 2,14)

Alleluia.

Vangelo

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 2,1-11

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora».

Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Parola del Signore.


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