Gesù è al tempio
la casa sua,
di suo Padre,
del Dio misericordioso.
La casa dove si fa festa,
la dimora del Nome della libertà
conquistata dalla schiavitù,
è il tribunale della condanna.
Il tempio
è il patibolo per Dio.
Cercano di uccidere Dio,
nel suo Nome.
Per “decenza”
lo uccideranno fuori dalle mura:
come a dire
noblesse oblige!
Quanti,
in Nome di Dio,
ancora verranno uccisi?
Perché conosciuti?
Perché si sa da dove vengono?
Perché si vorrebbe da loro obbedienza
a dettati di norme deprimenti l’uomo?
Perché l’Amore
è odiato?
e l’Amore amerà crocifisso
risorgendo.
venerdì IV di quaresima
01.04.2022
dmc
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 7,1-2.10.25-30
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.
Parola del Signore.