va’ a lavarti nella piscina di Sìloe 

Gesù passa e vede un cieco nato. Passavano molti, a Gerusalemme, una delle metropoli dell’antichità, come molti passano nelle nostre metropoli ed indifferentemente si va oltre: mendicanti in ogni incrocio e nessuno li vede. Qualora qualcuno li vedesse, con molta probabilità si direbbe: va’ a laurà! I discepoli addirittura in uno slancio teologico chiedono al Maestro sul peccato di questo cieco. Non sono interessati all’uomo, sono “attratti” dalla sua condizione.

Passano molti, inciampano molti nel cieco nato, nessuno lo vede. Notiamo già una tensione tutta giovannea tra l’essere vedenti e non vedere e essere ciechi e invece vedere. Nessuno vede l’uomo, l’umano, caso mai vede il suo limite, il suo peccato, la sua inutilità secondo l’efficientismo che predomina. Vede l’errore scarta l’errante. 

Gesù vede il cieco perché Gesù non vede il peccato! Non vede il limite dell’uomo, vede solo la sua immagine riflessa. Gesù si ferma, si rispecchia nel cieco nato, sputa, impasta (questa sarà la causa processuale dei Giudei e dei farisei contro Gesù perché ha impastato di sabato), impiastra e comanda: va’ a lavarti nella piscina di Sìloe. Simpatica la scena: cieco e per giunta impiastrato di fango, come il morto Lazzaro, che esce dal sepolcro camminando e per giunta bendato!, camminano sulla fede di un comando ascoltato. Senza se, senza giustificazioni, senza richiesta di chiarimenti, senza richiesta di agevolazioni, senza privilegi. È cieco nato e va. 

Il cieco, privo e digiuno di ogni risorsa, mendicante, escluso dal tempio e dal poter confessare la fede, areligioso per scelta dei religiosi, invece (e quanto è vero l’invece di Dio) manifesta da subito un’innata capacità di ascolto e di obbedienza, la fede nasce dall’ascolto ricorda s. Paolo ai Romani (cfr 10,17) e alzandosi va a Sìloe per lavarsi. Obbedisce a Dio, che ancora non conosce!. 

È l’uomo della fede il cieco nato, non vede ma ascolta! È l’Abramo che ascolta una voce che gli dice di andare senza sapere chi gli stesse parlando e dove andare. Abramo/il cieco, che sanno di Dio. Tutti gli altri protagonisti di quest’evento, i discepoli, i Giudei, i farisei, i genitori sono convinti di sapere e di vedere: invece non sanno se non condannare e giudicare, non vedono se non il male.  Occhi e cuori distorti dalla cecità e dalla sclerocardia.

Il cieco nato vedrà, escluso già prima nella sua condizione dalla vita sociale, ora sarà addirittura cacciato fuori. Scomunicato dai benpensanti. Ma incontrerà nella sua esclusione l’inclusione di Dio: incontrerà Gesù, l’uomo che vede l’uomo, Dio che vede la sua immagine somigliante negli esclusi della storia. 

Tu, credi nel Figlio dell’uomo? Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi. Commovente e quanto mai realistico questo intimo dialogo, simile a quello dopo la Pasqua tra il Risorto e Tommaso. Il cieco vede. E parla con il Signore. E crede. 

Tu che sai, vedi il Signore

Signore perché non sono cieco e non sapiente così da poterti vedere e conoscere?



IV domenica di quaresima (a)
19.03.2023


Gloria e lode a te, o Cristo!
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita. (Cf. Gv 8,12)
Gloria e lode a te, o Cristo!

Vangelo
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 9,1-41

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Parola del Signore.


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