Gesù, vangelo vivente, inizia a camminare. La parola di vita incarnata, entrata nella storia finita degli uomini, muove i primi passi per le strade del mondo per divenire infinito. Ma qualcuno la vuole limitare, qualcuno la vuole cacciare via, qualcuno la vuole far precipitare nell’abisso dell’ignoranza del potere. Qualcuno la vuole annullare. Azzittire per assordare.
La parola Gesù non ci sta, non si ferma. Corre. Naviga. Vola. Per questo la parola evangelica è venuta nel mondo, perché gli oppressi siano liberati dagli oppressori. Quanto siamo ancora distanti? Quanto di fatto continuiamo ad azzittire questa parola con i silenzi dell’ingiustizia amministrata? O quanto ancora cerchiamo di gettar giù dal ciglio del monte i profeti che non ci stanno al conveniente dello status quo?
Non è costui il figlio di Giuseppe? Dire che ognuno ha un destino (pre)scritto e (pre)giudicato è, volgarmente e violentemente, uccidere, gettar giù la speranza e la diversità di ogni uomo. È gettar giù le ragioni dell’altro. È gettare giù la potenzialità che l’amare di Dio l’uomo porta in germe per ogni creatura.
Ma i profeti sempre nascono. I profeti, uomini e donne di luce sempre attraversano le tenebre dell’odio, uomini e donne di pace sempre attraversano le guerre del maligno. “La luce sta nell’essere luminosi irraggia il cosmo intero. Cittadini del mondo cercano una terra senza confine. La vita non finisce è come il sogno, la nascita è come il risveglio finché non saremo liberi, torneremo ancora ancora e ancora” (F. Battiato).
Sempre nascono coloro che intravedono la bellezza dell’uomo nelle sue ferite, sanno che le ferite sono feritoie dove passa la luce e sapendo attendere anzi favorendo questo passaggio accolgono la generatività dell’essere.
“Su di me cala un velo attraverso cui la vita filtra più mite, e spesso più ridente. Sento allora di essere tutt’uno con la vita. Inoltre: che non sono io individualmente a volere o a dovere fare questo o quello. Ma che la vita è grande e buona e attraente ed eterna e se tu dai tanta importanza a te stessa, ti agiti e fai chiasso, allora ti sfugge quella grande, potente, ed eterna corrente, che è appunto la vita.” Scriveva Etty Hillesum ed è con lei e grazie a lei che mi unisco alla comunità degli uomini di buona volontà a non dimenticare e a condannare chi, nel “secolo breve”, volle buttar giù dalla vita ebrei, zingari, omosessuali, religiosi, oppositori politici, disabili…insomma milioni di persone che ebbero l’unica colpa di nascere.
Non è facile. Certo. Non è facile accettare la diversità: non è costui? Non è facile se lasci che il sentito dire, il luogo comune, il pregiudizio plagi la tua coscienza. Ma è possibile però quando apri il cuore, anzi quando lo spalanchi. Quando lo spalanchi ti metti in cammino e fai del vangelo il propellente per la libertà.
Fuori dalla sinagoga, fuori dalla rete che irretisce e non pesca umanità umanizzata ma la condanna alla disumanizzazione.
I Nazaretani avevano paura, avevano paura della novità di un camminare verso. Preferirono blindare la loro città. I Nazaretani furono e sono ogni realtà autoreferenziata, (rin)chiusa nel tradizionalismo, realtà distorta nella idolatrata fede di altri che hanno preceduto, cristallizzata nelle norme di padri che mai abbiamo conosciuto.
La parola viaggia, corre, avanza. I cattivi nella loro non umana debolezza vogliono gettarla giù. Lei si mette in cammino per andare a curare ogni umana debolezza.
In cammino. Andiamo. Come nella fede di Etty, ancora. “La prima volta che uno di questi convogli passò per le nostre mani ci accadde di pensare che mai più avremmo potuto ridere e essere lieti, che ci eravamo trasformati in persone diverse, invecchiate di colpo e ormai estranee a tutte le amicizie di un tempo. Ma se poi si va fra la gente, ci si rende conto che là dove ci sono uomini c’è anche vita”.
Buona domenica.
IV domenica del tempo ordinario
dmc 30.01.2022
Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione. (Lc 4,18)
Alleluia.
Vangelo
Gesù come Elìa ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,1-6
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore.