Senza condanna. Il Signore, riconosciuto dalla donna, non condanna. Dio non condanna. E la donna va.
E se allora Dio non condanna, su cosa si basano tutte le catechesi per istruire generazioni e generazioni di cristiani affinché imparino il senso del peccato? Sì si parla tanto, anzi tantissimo, di misericordia ma tant’è che vederla in azione, ci infastidisce: come si può condonare un peccato così grave, per giunta manifesto e in flagranza?
Meglio la lapidazione. Lo dice la Legge! Essere giudici di giudizi legittimi senza essere giusti. Lapidare in nome di Mosè per eliminare dalla carne viva dell’umanità i frammenti di umanità. E da dove passa allora la misericordia? Quale cruna dell’ago è disponibile a lasciar passare il filo della vita? Le ferite come le curiamo se non con la liberazione dall’oppressione del peccato?
Ma tra questi frammenti laceri di umanità il maschio adultero dov’era, dov’è? Perché posero in mezzo solo la donna sola sorpresa in flagrante adulterio senza trascinare l’adultero? Videro, sarebbe meglio dire spiarono, la donna. Il maschio preventivamente invisibile.
Il male è nell’occhio di chi lo vede: “I ragazzi che si amano si baciano in piedi/contro le porte della notte/e i passanti che passano li segnano a dito/ma i ragazzi che si amano/non ci sono per nessuno/ed è soltanto la loro ombra/che trema nel buio/suscitando la rabbia dei passanti/la loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini la loro invidia…”(J. Prevert)
Scribi e farisei chiamano in causa Gesù per condannare. Con la loro rabbia condussero e la posero in mezzo, con il loro disprezzo donne come questa, con la loro invidia avrebbero voluto che Dio pronunciasse sentenze di morte, che comminasse morte, invece libera.
È l’inaudito da sempre.
Come si fa a perdonare una persona che neanche chiede scusa, che non rinnega ciò che ha fatto? Allora quale sarebbe il peccato, quale forza distruttiva avrebbe il peccato se poi Tu Signore lo perdoni?
Gesù costruisce così la condanna per se stesso. Libera i condannati a morte e sarà condannato a morte. Fino in fondo sperimenta l’ingiustizia della Legge, operata da cuori malati. Ben a ragione uno dei due malfattori a dire dalla croce “non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male” (Lc 23,40-41). Neanche il malfattoresarà condannato da Gesù: oggi con me in paradiso.
Il peccato allora è il luogo dell’incontro eterno con Dio. Capirlo mi è difficile. E Gesù dice chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. In quel momento non scaglieranno la pietra, come se avessero compreso la fragilità umana che è sanata solo dal perdono, eppure non accetteranno. Meglio togliersi di torno un uomo (Dio) che lascia alla coscienza (della donna e quindi di tutta l’umanità) la liberazione dal proprio peccato e di andare: va’. E lo crocifiggeranno.
E noi non continuiamo forse a crocifiggere la coscienza degli uomini anche attraverso teologie ammuffite, che sanno di morte, di sepolcri maleodoranti, quanto presentiamo un conto di dolore a chi “per la fragilità della natura umana” (liturgia esequiale) cade? Tutto quanto sa di ferita insanabile quando è stigmatizzato come peccato, di “brandelli di carne…ho le stigmate e da sempre, da quando cioè ho peccato contro la dura sorte con un momento d’amore” (A. Merini).
Si lapida senza cercare di capire le ragioni dell’altro. Banalmente la consolidata prassi di contarsi a messa (e ai raduni) non è forse una perversa logica chi cercare la flagranza dell’adulterio? Chi è assente è peccatore.
Invece il padre misericordioso, di Luca 15 (vangelo di domenica scorsa), abbraccia e bacia il figlio assente per molto tempo. Il pastore cerca la pecora perduta. La donna della stessa unica parabola lucana cerca le ragioni del niente di una monetina.
Gesù, misericordia in azione, libera e assolve neanch’io ti condanno senza attendere un pentimento. La coscienza dell’adultera sarà umanizzata va’ e d’ora in poi non peccare più, accreditata per il paradiso. Dio opera nel “bene” del nostro peccato.
Nel niente di lacerazione il tutto di Dio. Misericordia accogliente.
V domenica di quaresima -anno c-
03.04.2022
dmc
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,
perché io sono misericordioso e pietoso. (Cf. Gl 2, 12-13)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 8,1-11
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Parola del Signore.